Biblioteca Universitaria di Bologna - Il vescovo Federigo Frezzi |
Truffa
dovrebbe derivare dal provenzale trufa che vuol dire “tartufo”
ma non si capisce bene per quale traslato abbia assunto qui da noi il
duplice significato di “scherzo” e di “imbroglio”, entrambi
comunque figli dell’inganno.
Dei due, il primo è
stato in grande uso nel Medio Evo finendo però per specializzarsi
col senso di “perdita di tempo” (vulgo “cazzeggio”),
specie nella coppia “truffa e buffa”: “folle è chi crede in
questo mondan loco [...] / ch’è tutto truffe e buffe e falso
giuoco” scriveva nel ‘400 Federigo Frezzi, vescovo di Foligno e
sfiduciato del mondo.
Nel secondo significato
il termine indica inizialmente il tradimento e la mancata fede (“è
di sì nobil famiglia / che mai non fece tradimento o truffa”, dice
Luigi Pulci parlando nientemeno che del paladino Rinaldo); ci volle
lo sviluppo della civiltà mercantile e la nascita di libri a questa
dedicati perché la parola finisse per designare il tradimento verso
il cliente divenendo sinonimo di “frode commerciale”.
Nel 1953 fu forse Piero
Calamandrei il primo ad utilizzare il termine “legge truffa” per
definire il tentativo di trasformare il sistema elettorale italiano
in senso maggioritario: tentativo patrocinato da Alcide De Gasperi e
portato avanti a tappe forzate dalla maggioranza democristiana per
poter andare alle elezioni di primavera col nuovo sistema. Il quale
(e questo spiega la fretta imbarazzante con cui procedette il governo
di allora) avrebbe dovuto finalmente consentire agli scudocrociati di
raggiungere la supremazia parlamentare senza dover scendere ad
imbarazzanti compromessi col Pci né coi missini. La storia ci
racconta come finì la corsa: il responso elettorale punì i partiti
che avevano cercato di manomettere il principio proporzionale, premiò
chi (da opposte sponde) aveva denunciato la “legge truffa”, e
mandò in soffitta l’idea che in nome della governabilità del
paese si potesse ridurre il gioco parlamentare a due soli
schieramenti. Fino al 1993, quando un referendum ad alta
partecipazione popolare diede il via al sistema misto su base
maggioritaria: la panacea che avrebbe dovuto spazzare via lo
strapotere del sistema-partito e di fatto consegnò il paese un anno
dopo nelle mani di Silvio Berlusconi. Si vede che non è bastato:
l’attuale maggioranza, con velocità non inferiore a quella di De
Gasperi, sta smontando la Costituzione: ed è un paradosso della
Storia che tutto ciò stia nelle mani di un primo ministro la cui
personale propensione alla “truffa e buffa” (arrivare in ritardo,
baloccarsi col telefonino, divagare pervicacemente durante i discorsi
pubblici) è divenuta bersaglio abituale di satirici e commentatori.
All’origine della
parola truffa, come abbiamo detto, c’è stranamente un vocabolo che
significa tartufo. “Tartufo” è il nome scelto da Molière per un
suo indimenticabile personaggio, abile impostore e finto sant’uomo
nelle cui mani l’incauto Orgone finisce per mettere l’intera
fortuna della sua famiglia. Bisognerebbe guardarsi dal concentrare
troppi poteri nell’arbitrio di una sola persona: Orgone si salvò
dalla rovina per miracolo, ma i miracoli sono cosa rara.
“micropolis”, marzo
2015
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