Ad Assisi, come si spiega
in un'altra parte del giornale, un gruppo di artisti, di
intellettuali, di giovani entusiasti, coordinato da Claudio Carli,
pittore di un certo nome e promotore di cultura, realizza una mostra
originale, per contribuire al rilancio culturale e turistico della
città in un momento difficile della sua storia. "Assisi, città
delle lettere" si intitola e consiste nella collocazione nei
luoghi più significativi della città di pannelli con brani
epistolari, d'autore e non, per varie ragioni interessanti corredati
da immagini e disegni. Il finanziamento è di singoli cittadini e di
associazioni, il Comune ha promesso di dare qualcosa, ma ci sono
fondati dubbi che non manterrà. Un esempio, dunque, di civismo e di
volontariato.
Ma le cose non vanno bene
così. Tra le lettere ce n'è una di Antonio Gramsci che parla di
rivoluzione, illustrata da una immagine di "Che" Guevara e
ce n'è un'altra di un medico di "Medicina senza frontiere",
una donna che al proprio amato lontano descrive, peraltro in maniera
molto leggera, il proprio culo, illustrata da un disegno di nudo
posteriore.
Non si sa bene quale
delle due scateni per prima l'ira furente dell'assessore Ferrini, se
sia il rosso a farlo diventare un toro o se sia travolto da una crisi
di sessuofobia. Certo è che il Ferrini attacca e censura, dichiara
senza tema che tutto ciò è incoerente con la seraficità del
Poverello.
Ci si consenta
un'obiezione ed un'argomentazione per assurdo. Si sarebbe tanto
offeso l'assessore se la donna avesse descritto il proprio viso e se
il disegno avesse rappresentato i suoi occhi? Crediamo di no.
Ma San Francesco, quando diceva "godi, fratello corpo", non crediamo che separasse le parti del corpo in gerarchie e possiamo ipotizzare che, essendo il propugnatore dell'umiltà, se proprio avesse dovuto indicare una preferenza, avrebbe scelto le parti basse. E poi anche l'occhio vuole le sua parte e un bel sedere è un bel vedere assai più di certe facce (o ceffi?).
Ma San Francesco, quando diceva "godi, fratello corpo", non crediamo che separasse le parti del corpo in gerarchie e possiamo ipotizzare che, essendo il propugnatore dell'umiltà, se proprio avesse dovuto indicare una preferenza, avrebbe scelto le parti basse. E poi anche l'occhio vuole le sua parte e un bel sedere è un bel vedere assai più di certe facce (o ceffi?).
micropolis, gennaio 1998 - Rubrica "Il piccasorci"
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