Mi hanno scelto a giudicare tre
culetti,
mi hanno svelato quell'abbagliante
nudità.
Bianco e morbido il primo, fioriva
di fossette rotonde, ridente marchio di
bellezza;
l'altro, schiudendosi, fra le carni di
neve rosseggiava
più vermiglio che rosa porporina.
L'ultimo s'increspava di brevi onde
silenziose,
fremito irrefrenabile della sua pelle
tenera.
Se il giudice delle dèe avesse
contemplato quei culetti,
non le avrebbe più degnate di uno sguardo.
In Il miele di Afrodite (cura e traduzione di Marina Cavalli), Mondadori, 1991
non le avrebbe più degnate di uno sguardo.
In Il miele di Afrodite (cura e traduzione di Marina Cavalli), Mondadori, 1991
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