10.7.15

L'accanimento giudiziario (Maurizio Mori)

Stasera, alla Casa Rossa di Spoleto alle 17 e 30, si svolgerà una manifestazione cui non posso partecipare con grande dispiacere, per chiedere l'immediata liberazione di Michele Fabiani, il capo di quattro giovani accusati di associazione sovversiva e di terrorismo anarchico. Furono arrestati nel 2007 con un blitz che impegnò decine di uomini dell'antiterrorismo, chiamato Operazione Brushwood. Uno degli arrestati, vedendo gli strani movimenti di codeste truppe d'assalto, telefonò ai carabinieri per far presente che vicino casa sua stava accadendo qualcosa di strano. La vicenda è sommariamente descritta nel comunicato, che “posto” come appendice, del Comitato 23 Ottobre, la data del blitz. Qualche mese dopo, ai primi di luglio, fu resa nota l'ordinanza di rinvio a giudizio. Maurizio Mori, da sempre sensibile alle repressioni poliziesche e magistratuali contro il dissenso, trasformato in crimine, volle commentarla su “micropolis”, in un articolo che, con acume ed ironia, ne smonta i postulati e ne svela la sostanza reazionaria.
Pubblico il suo articolo perché non ci si scordi di Brushwood, della caserma Diaz, di Cucchi e Aldrovandi, dei tanti orrori giudiziari che sporcano la democrazia italiana e perché non ci si scordi di Maurizio, della sua coerenza, della sua intransigenza, del suo coraggio. Grazie ancora, compagno Mori. (S.L.L.)

Come ne ha scritto la stampa locale, commentando l’ordinanza con la quale il magistrato ha rinviato a giudizio quattro ragazzotti spoletini con l’accusa di terrorismo, c’è “il sapore del dispositivo di una sentenza”. “Per fortuna degli imputati – si aggiunge – la prova si forma in dibattimento, davanti ai giudici della Corte d’Assise di Terni, altrimenti la posizione dei quattro giovani (la sottolineatura è nostra N.d.R.) apparirebbe decisamente pregiudicata”. Una sentenza già scritta?
Una sentenza che si vorrebbe già scritta, almeno a scorrere le sette pagine di rinvio a giudizio piene di dure parole, ma inconsistenti (vogliamo dire ridicole?) in prove d’accusa.
Il giovane considerato leader del gruppo è addirittura “risultato in possesso di documenti riconducibili all’ideologo Bonanno”. Chi scrive è in possesso di documenti riconducibili a Lenin, Trotsky - e anche per questo al tempo di Salò aveva ricevuto più volte la visita e la perquisizione della polizia repubblichina - e altri ideologi che forse non imbrattavano muri, ma certamente avevano guidato, e vinto, cruente e sanguinose rivoluzioni con le armi in pugno: deve ora aspettarsiun rinvio a giudizio da parte dell’ineffabile magistrato?
Ma non è tutto qui. Questo ragazzo, pericolosissimo leader sovversivo, dal canto suo è “autore di scritti che rilanciano una progettualità fatta di operazioni mirate non necessariamente di alto profilo, ma anche, se del caso, minime” e coltiva “gruppi di affinità nutriti da rapporti solidaristici prima di tutto amicali destinati a ulteriormente cementarsi nel perseguimento di obiettivi pratici, funzionali (addirittura! N.d.R.) al sovvertimento del sistema, sia in senso economico-sociale, sia in senso più squisitamente politico-istituzionale”.
Riconosce, il nostro magistrato, contraddicendosi, che il “progetto” sovversivo è attuabile “in forme minime”, che alla base ci sono una “rudimentale organizzazione sovversiva” ed “elementi costitutivi di una rudimentale (sottolinea ancora) associazione eversiva”. Aggiunge: “Tutti gli episodi, seppure di gravità talvolta modesta (la sottolineatura è nostra, N.d.R.) pongono la meta del sovvertimento”.
Ma quali sarebbero questi episodi, non si sa quanto provati? Il più eclatante una pallottola in busta chiusa inviata alla presidente Lorenzetti; poi una sigla (“Coop”) che il gruppetto di amici si è dato; poi “la frase ‘la Coop siamo noi’ intercettata durante una scorribanda notturna connotata da più episodi di danneggiamento di muri e strutture a mezzo di scritte con vernice spray”(!); ancora, una rivendicazione che riporterebbe espressioni sovrapponibili, a detta del magistrato, “in senso logico e semantico” al supposto leader: C’era una volta la neve.
Il magistrato è sicuramente un bravo ragazzo, magari un po’ turbato come i quattro giovani spoletini. Ha forse il torto di non aver ancora metabolizzato le sue letture adolescenziali e di sentirsi
un piccolo Ferenc Molnar: I ragazzi della via Paal gli sono rimasti dentro o e da adulto li reinterpreta in salsa umbra, un po’ alla casereccia. E, forse, vuole far carriera. Ma, anche se questo magistrato che ha disposto il rinvio a giudizio è un bravo ragazzo, egli non è del tutto innocente. Quando addebita come prove, o quanto meno come indizi, il fatto che uno dei giovani accusati abbia partecipato al “raduno di Vicenza” e che più volte si sia qualificato come anarchico (“noi semo anarchici proprio”), non solo conferma d’essere rimasto fermo al tempo di Ferenc Molnar, quando sia in Italia che in Ungheria c’era il fascismo con il suo “delitto d’opinione”, ma dimostra di non aver ben letto la Costituzione della Repubblica Italiana.
Il che per un magistrato della Repubblica non è un bel vedere. (“micropolis” luglio 2008)
Uno degli arresti del luglio 2007

APPENDICE
OPERAZIONE BRUSHWOOD – BREVE RIASSUNTO
Primavera 2007, forti proteste contro “l’ecomostro” che fanno registrare il loro apice il 9 giugno 2007 con un grande corto, almeno 600 partecipanti che si conclude in Piazza Garibaldi dove parlano gli organizzatori e tra questi Michele a nome del Gruppo Difesa Ambiente.
I giornali nello stesso periodo riportano in alcuni articoli di danneggiamenti ad alcuni cantieri come a Colle San Tommaso.
Con una azione militare in grande stile il 23 ottobre 2007, i ROS dei carabinieri, 108 uomini armati e incappucciati, scortati da elicotteri, penetrano in una decina di case di Spoleto e si portano via 4 ragazzi ventenni e un loro amico quarantenne.
Per tutti l’accusa è di appartenere ad una associazione terrorista di matrice anarchica, la COOP FAI.
La notizia è sparata in apertura su tutti i TG nazionali per l’intera giornata, tutto studiato, tutto preparato per fare effetto, per dare luce al Generale Ganzer e alla Governante Lorenzetti e per criminalizzare, le lotte ambientaliste e gli anarchici.
I 5 arrestati respingono le accuse, alcuni di loro dichiarano di aver partecipato alle manifestazioni per la difesa dell’ambiente e contro l’ecomostro, Michele rivendica la sua fede anarchica.
Fabrizio dopo due settimane di arresti verrà scaricato fuori dal carcere in piena notte e prosciolto.
Gli altri passeranno lunghi mesi in carcere e ai domiciliari.
Per Michele 400 giorni di privazione della libertà, 3 mesi in isolamento a Perugia, 6 nel carcere speciale a Sulmona, poi ai domiciliari e in semilibertà.
Nel processo di primo grado, alla fine di una accusa sgangherata, piena di amnesie e di errori, nell’attribuire responsabilità, date e luoghi dei fatti oggetto dell’accusa, la PM Comodi chiederà pene pesantissime 9 anni per Michele e tanti anni anche per gli altri, Damiano con la sola accusa specifica di aver fatto una scritta su di un muro, si vedrà richiedere 6 anni di carcere. Il Giudice ridurrà drasticamente le richieste del PM ma farà giurisprudenza da leggi speciali, con una sentenza in cui si riconosce l’esistenza di una associazione terrorista a 2 ( Michele e il suo amico Andrea), primo e unico caso in Italia. Michele avrà una condanna a tre anni e 6 mesi, Andrea a 2 anni e mezzo.
L’appello cancellerà l’Associazione terrorista, non esisteva, era solo un pretesto per il blitz, Andrea viene assolto, torna ad essere ciò che è sempre stato, un amico di Michele, mai impegnato in nessuna attività politica.
Fabrizio e Damiano moriranno prima che il processo abbia termine.
A Michele, anarchico dichiarato, la mente politica dell’associazione secondo l’accusa e i ROS dei carabinieri, autore di vari saggi filosofici e politici, come “Sperimentiamo l’anarchia” e “Il razionale e l’assurdo”, la pena viene ridotta a 2 anni e tre mesi, perché accusato di reati specifici, danneggiamenti e minacce, aggravati da finalità eversive.
La cassazione il 26 giugno 2014 confermerà la condanna.
Cosicché il 10 luglio viene di nuovo prelevato e condotto in carcere, in “Alta Sicurezza” a Ferrara, dove sono rinchiusi Anarchici e NO TAV.
Gli obiettivi di Brushwood erano però come detto, chiari. Da un lato fermare un movimento di lotta per l’ambiente forte e determinato e insieme colpire la frazione anarchica di questo movimento, per evidenti ragioni di natura politica. Dall’altro avvalersi di questa azione per consolidare carriere politiche e militari in crisi. Il Generale Ganzer comandante in capo dei ROS dei carabinieri e Maria Rita Lorenzetti Presidente della Regione Umbria ( il primo inseguito da indagini che riguardavano il traffico di stupefacenti, di armi e per peculato (poi condannato) e la seconda, assai chiacchierata (poi arrestata per i lavori della TAV in Toscana), ) organizzano sorridenti la conferenza stampa sparata su tutte le prime pagine dei TG, per rivendicare, il primo l’azione antiterrorista portata a termine “brillantemente” e la seconda, per fare la parte della “martire” salvata dai carabinieri che esce dall’incubo terrorismo.
Ora, il 10 luglio, è un anno che Michele è in prigione (nel frattempo ogni richiesta della difesa è stata respinta) dopo averne trascorso un altro in carcere a Perugia e Sulmona, dal 23 ottobre 2011.
Come abbiamo promesso il giorno dell’arresto, alziamo in ogni modo la nostra voce per chiederne l’immediata liberazione.

COMITATO23OTTOBRE

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