Stasera, alla Casa Rossa
di Spoleto alle 17 e 30, si svolgerà una manifestazione cui non
posso partecipare con grande dispiacere, per chiedere l'immediata
liberazione di Michele Fabiani, il capo di quattro giovani accusati
di associazione sovversiva e di terrorismo anarchico. Furono
arrestati nel 2007 con un blitz che impegnò decine di uomini
dell'antiterrorismo, chiamato Operazione Brushwood. Uno degli
arrestati, vedendo gli strani movimenti di codeste truppe d'assalto,
telefonò ai carabinieri per far presente che vicino casa sua stava
accadendo qualcosa di strano. La vicenda è sommariamente descritta
nel comunicato, che “posto” come appendice, del Comitato 23
Ottobre, la data del blitz. Qualche mese dopo, ai primi di luglio, fu
resa nota l'ordinanza di rinvio a giudizio. Maurizio Mori, da sempre
sensibile alle repressioni poliziesche e magistratuali contro il
dissenso, trasformato in crimine, volle commentarla su “micropolis”,
in un articolo che, con acume ed ironia, ne smonta i postulati e ne
svela la sostanza reazionaria.
Pubblico il suo articolo
perché non ci si scordi di Brushwood, della caserma Diaz, di Cucchi
e Aldrovandi, dei tanti orrori giudiziari che sporcano la democrazia
italiana e perché non ci si scordi di Maurizio, della sua coerenza,
della sua intransigenza, del suo coraggio. Grazie ancora, compagno
Mori. (S.L.L.)
Come ne ha scritto la
stampa locale, commentando l’ordinanza con la quale il magistrato
ha rinviato a giudizio quattro ragazzotti spoletini con l’accusa di
terrorismo, c’è “il sapore del dispositivo di una sentenza”.
“Per fortuna degli imputati – si aggiunge – la prova si forma
in dibattimento, davanti ai giudici della Corte d’Assise di Terni,
altrimenti la posizione dei quattro giovani (la sottolineatura
è nostra N.d.R.) apparirebbe decisamente pregiudicata”. Una
sentenza già scritta?
Una sentenza che si
vorrebbe già scritta, almeno a scorrere le sette pagine di rinvio a
giudizio piene di dure parole, ma inconsistenti (vogliamo dire
ridicole?) in prove d’accusa.
Il giovane considerato
leader del gruppo è addirittura “risultato in possesso di
documenti riconducibili all’ideologo Bonanno”. Chi scrive è in
possesso di documenti riconducibili a Lenin, Trotsky - e anche per
questo al tempo di Salò aveva ricevuto più volte la visita e la
perquisizione della polizia repubblichina - e altri ideologi che
forse non imbrattavano muri, ma certamente avevano guidato, e vinto,
cruente e sanguinose rivoluzioni con le armi in pugno: deve ora
aspettarsiun rinvio a giudizio da parte dell’ineffabile magistrato?
Ma non è tutto qui.
Questo ragazzo, pericolosissimo leader sovversivo, dal canto suo è
“autore di scritti che rilanciano una progettualità fatta di
operazioni mirate non necessariamente di alto profilo, ma anche, se
del caso, minime” e coltiva “gruppi di affinità nutriti da
rapporti solidaristici prima di tutto amicali destinati a
ulteriormente cementarsi nel perseguimento di obiettivi pratici,
funzionali (addirittura! N.d.R.) al sovvertimento del sistema,
sia in senso economico-sociale, sia in senso più squisitamente
politico-istituzionale”.
Riconosce, il nostro
magistrato, contraddicendosi, che il “progetto” sovversivo è
attuabile “in forme minime”, che alla base ci sono una
“rudimentale organizzazione sovversiva” ed “elementi
costitutivi di una rudimentale (sottolinea ancora)
associazione eversiva”. Aggiunge: “Tutti gli episodi, seppure di
gravità talvolta modesta (la sottolineatura è nostra, N.d.R.)
pongono la meta del sovvertimento”.
Ma quali sarebbero questi
episodi, non si sa quanto provati? Il più eclatante una pallottola
in busta chiusa inviata alla presidente Lorenzetti; poi una sigla
(“Coop”) che il gruppetto di amici si è dato; poi “la frase
‘la Coop siamo noi’ intercettata durante una scorribanda notturna
connotata da più episodi di danneggiamento di muri e strutture a
mezzo di scritte con vernice spray”(!); ancora, una rivendicazione
che riporterebbe espressioni sovrapponibili, a detta del magistrato,
“in senso logico e semantico” al supposto leader: C’era una
volta la neve.
Il magistrato è
sicuramente un bravo ragazzo, magari un po’ turbato come i quattro
giovani spoletini. Ha forse il torto di non aver ancora metabolizzato
le sue letture adolescenziali e di sentirsi
un piccolo Ferenc Molnar:
I ragazzi della via Paal gli sono rimasti dentro o e da adulto
li reinterpreta in salsa umbra, un po’ alla casereccia. E, forse,
vuole far carriera. Ma, anche se questo magistrato che ha disposto il
rinvio a giudizio è un bravo ragazzo, egli non è del tutto
innocente. Quando addebita come prove, o quanto meno come indizi, il
fatto che uno dei giovani accusati abbia partecipato al “raduno di
Vicenza” e che più volte si sia qualificato come anarchico (“noi
semo anarchici proprio”), non solo conferma d’essere rimasto
fermo al tempo di Ferenc Molnar, quando sia in Italia che in Ungheria
c’era il fascismo con il suo “delitto d’opinione”, ma
dimostra di non aver ben letto la Costituzione della Repubblica
Italiana.
Il che per un magistrato
della Repubblica non è un bel vedere. (“micropolis” luglio
2008)
Uno degli arresti del luglio 2007 |
APPENDICE
OPERAZIONE BRUSHWOOD –
BREVE RIASSUNTO
Primavera 2007, forti
proteste contro “l’ecomostro” che fanno registrare il loro
apice il 9 giugno 2007 con un grande corto, almeno 600 partecipanti
che si conclude in Piazza Garibaldi dove parlano gli organizzatori e
tra questi Michele a nome del Gruppo Difesa Ambiente.
I giornali nello stesso
periodo riportano in alcuni articoli di danneggiamenti ad alcuni
cantieri come a Colle San Tommaso.
Con una azione militare
in grande stile il 23 ottobre 2007, i ROS dei carabinieri, 108 uomini
armati e incappucciati, scortati da elicotteri, penetrano in una
decina di case di Spoleto e si portano via 4 ragazzi ventenni e un
loro amico quarantenne.
Per tutti l’accusa è
di appartenere ad una associazione terrorista di matrice anarchica,
la COOP FAI.
La notizia è sparata in
apertura su tutti i TG nazionali per l’intera giornata, tutto
studiato, tutto preparato per fare effetto, per dare luce al
Generale Ganzer e alla Governante Lorenzetti e per criminalizzare, le
lotte ambientaliste e gli anarchici.
I 5 arrestati respingono
le accuse, alcuni di loro dichiarano di aver partecipato alle
manifestazioni per la difesa dell’ambiente e contro l’ecomostro,
Michele rivendica la sua fede anarchica.
Fabrizio dopo due
settimane di arresti verrà scaricato fuori dal carcere in piena
notte e prosciolto.
Gli altri passeranno
lunghi mesi in carcere e ai domiciliari.
Per Michele 400 giorni di
privazione della libertà, 3 mesi in isolamento a Perugia, 6 nel
carcere speciale a Sulmona, poi ai domiciliari e in semilibertà.
Nel processo di primo
grado, alla fine di una accusa sgangherata, piena di amnesie e di
errori, nell’attribuire responsabilità, date e luoghi dei fatti
oggetto dell’accusa, la PM Comodi chiederà pene pesantissime 9
anni per Michele e tanti anni anche per gli altri, Damiano con la
sola accusa specifica di aver fatto una scritta su di un muro, si
vedrà richiedere 6 anni di carcere. Il Giudice ridurrà
drasticamente le richieste del PM ma farà giurisprudenza da leggi
speciali, con una sentenza in cui si riconosce l’esistenza di una
associazione terrorista a 2 ( Michele e il suo amico Andrea), primo e
unico caso in Italia. Michele avrà una condanna a tre anni e 6 mesi,
Andrea a 2 anni e mezzo.
L’appello cancellerà
l’Associazione terrorista, non esisteva, era solo un pretesto per
il blitz, Andrea viene assolto, torna ad essere ciò che è sempre
stato, un amico di Michele, mai impegnato in nessuna attività
politica.
Fabrizio e Damiano
moriranno prima che il processo abbia termine.
A Michele, anarchico
dichiarato, la mente politica dell’associazione secondo l’accusa
e i ROS dei carabinieri, autore di vari saggi filosofici e politici,
come “Sperimentiamo l’anarchia” e “Il razionale e l’assurdo”,
la pena viene ridotta a 2 anni e tre mesi, perché accusato di reati
specifici, danneggiamenti e minacce, aggravati da finalità eversive.
La cassazione il 26
giugno 2014 confermerà la condanna.
Cosicché il 10 luglio
viene di nuovo prelevato e condotto in carcere, in “Alta Sicurezza”
a Ferrara, dove sono rinchiusi Anarchici e NO TAV.
Gli obiettivi di
Brushwood erano però come detto, chiari. Da un lato fermare un
movimento di lotta per l’ambiente forte e determinato e insieme
colpire la frazione anarchica di questo movimento, per evidenti
ragioni di natura politica. Dall’altro avvalersi di questa azione
per consolidare carriere politiche e militari in crisi. Il Generale
Ganzer comandante in capo dei ROS dei carabinieri e Maria Rita
Lorenzetti Presidente della Regione Umbria ( il primo inseguito da
indagini che riguardavano il traffico di stupefacenti, di armi e per
peculato (poi condannato) e la seconda, assai chiacchierata (poi
arrestata per i lavori della TAV in Toscana), ) organizzano
sorridenti la conferenza stampa sparata su tutte le prime pagine dei
TG, per rivendicare, il primo l’azione antiterrorista portata a
termine “brillantemente” e la seconda, per fare la parte della
“martire” salvata dai carabinieri che esce dall’incubo
terrorismo.
Ora, il 10 luglio, è un
anno che Michele è in prigione (nel frattempo ogni richiesta della
difesa è stata respinta) dopo averne trascorso un altro in carcere a
Perugia e Sulmona, dal 23 ottobre 2011.
Come abbiamo promesso il
giorno dell’arresto, alziamo in ogni modo la nostra voce per
chiederne l’immediata liberazione.
COMITATO23OTTOBRE
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