Gli eventi delle ultime
settimane e degli ultimi giorni illustrano come tutti i nodi della
politica italiana abbiano come centro nevralgico l'Unione Europea e
la sua natura: se debba cioè trattarsi di un'area di solidale e
unitario sviluppo oppure di uno strumento per il dominio di alcuni
grandi paesi sulla parte meridionale del Continente, simile a quei
trattati economici e politici panamericani che garantivano agli USA
lo strapotere sull'America Latina.
Matteo Renzi, il capo del
governo italiano, ha avuto la fortuna di presiedere nel semestre
luglio-dicembre 2014 la conferenza dei capi di stato e di governo
dell'Unione Europea. E' un ruolo importante che permette di fissare
l'agenda delle questioni e che, in passato, ha consentito ad alcuni
dei leader degli stati membri di affrontare le questioni ritenute
prioritarie nei paesi di origine.
Con Renzi quel semestre è
passato liscio come l'olio, lasciando irrisolte le due questioni
chiave per l'Italia: quella del debito e dell'austerità e quella
dell'immigrazione e del suo governo. Nessuno in Europa si è accorto
della sua esistenza.
Più che d'Europa il
toscano s'occupava d'Italia e impegnava tutto il suo piglio
decisionista a sottomettere e umiliare la sinistra del suo partito,
oltre a fare approvare una legge elettorale di cui i suoi sono ora i
primi ad avere paura, una riforma del Senato che già - nel suo giro
- si pensa di correggere, una riforma del lavoro che se scontenta i
sindacati e i lavoratori occupati non fa né caldo né freddo agli
imprenditori, che continuano a sottolineare l'urgenza di "ben
altri" provvedimenti.
E - anche dopo il
semestre europeo - l'omino con la sua "politica del fare i
fatti" non ha realizzato altro che una riforma della RAI e e
della scuola di bassissimo profilo. Quest'ultima, senza affrontare
nessuno dei nodi politici e culturali della formazione, esalta il
potere clientelare dei presidi (i quali, per tradizione e
deformazione categoriale, non sono più uomini di scuola e non
possono essere "manager", ma essenzialmente "burocrati")
e comprime la libertà didattica e la creatività pedagogica degli
insegnanti.
Finora, facendo il
piazzista meglio di Berlusconi, ha venduto come "fare i fatti"
codesta mercanzia avariata di cui ci si dovrà il prima possibile
liberare; ma credo che si sia vicini alla resa dei conti. La
questione dell'immigrazione è sempre più esplosiva e sempre meno
governata, la questione del debito e dell'austerità, dopo le vicende
greche, tornerà al centro dell'attenzione e non saranno più
possibili giochini su leggi elettorali e altri magheggi.
La verità viene sempre
più fuori. Renzi non è neanche quel maiale che qualcuno va
gridando, Renzi è una nullità. "Nuddu ammiscatu cu
nenti" - dicono in Sicilia. Nessuno mescolato con niente.
Nota fb, 29 giugno 2015
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