30.7.15

"La Settimana enigmistica", democratica e conservatrice (Luciano Del Sette)

In occasione degli 80 anni della Settimana Enigmistica, il magazine del "manifesto", "Alias", dedicò una serie di servizi al popolare periodico. Riprendo qui l'articolo introduttivo di Luciano Del Sette e un piccolo box. (S.L.L.)
Ottant'anni fa, 23 gennaio 1932, primo decennio dell'Italia fascista. Lo stipendio di un operaio ammonta a 300 lire, quello di un impiegato tra le 300 e le 600, un dirigente riscuote l'ambito salario di lire mille, che Gilberto Mazzi, nel 1939, metterà in musica con Se potessi avere mille lire al mese, sogno economico piccolo borghese. Il conto della spesa è di una lira e 73 centesimi per il pane, 80 centesimi per il latte, un paio di lire per un chilo di pasta. Un pollo, autentico lusso, costa dieci lire. Piccoli vizi come il caffè al tavolino di un bar si pagano 2 lire e cinquanta; un posto al cinema, una lira in meno. Le trasgressioni amorose comportano multe severe comminate dal moralismo di regime: 10 lire se baci in pubblico la fidanzata e persino la moglie. Così va la vita anche quel 23 gennaio 1932, ottant'anni fa, quando, chi abitualmente fa sosta all'edicola per acquistare un quotidiano, si sente apostrofare dal giornalaio, «Guardi cosa è uscito!», oppure nota, tra le altre messe in fila sulle rastrelliere, una nuova rivista che ha in copertina un cruciverba con il ritratto di Lupe Vélez, star messicana di Hollywood. Sedici pagine, cinquanta centesimi, giorno di uscita il sabato, si chiama “La settimana enigmistica”, sottotitolo «periodico di giochi, enigmi, parole crociate, scacchi, dama, bridge, sciarade, ecc.». L'ha inventata, a Milano, nella redazione di piazza Cinque Giornate, il nobiluomo Giorgio Sisini di Sorso, già Conte di Sant'Andrea, che la dirigerà fino alla sua morte, il 21 giugno 1972. Gli succederanno alla direzione Raoul de Giusti, e poi un discendente della famiglia, Francesco Baggi Sisini. Il successo è immediato, la Settimana diventa appuntamento fisso per decine di migliaia di enigmisti in erba o navigati. Ogni tentativo di scimmiottarla si rivelerà vano, e sulla prima pagina, in alto, anni dopo, compariranno a turno due orgogliose dichiarazioni: «La rivista che vanta innumerevoli tentativi d'imitazione», «La rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione». Le pagine aumenteranno, fino a divenire le quarantotto che ancora oggi continuano a scandire la sequenza di parole crociate, giochi enigmistici variamente complicati (alcuni a premi), quesiti basati sulla logica matematica, rebus, quiz polizieschi (Proteus, Il signor Brando in Suspense!) e legali (Se voi foste il giudice), le domande di cultura dell'“edipeo enciclopedico”, aneddoti e barzellette, rubriche per i piccoli lettori.
Ligia fin dalla nascita alla regola di non accettare alcuna pubblicità la Settimana si limita tuttora a riprodurre le immagini dei premi in palio per giochi quali Il quesito con la Susi e Il corvo parlante. Bisognerà aspettare il 1995 perché il colore faccia la sua comparsa, interrompendo l'egemonia del bianco e nero, comunque con misura. Cambia, poi, anche il giorno di uscita. Dal sabato si passa al venerdì, e infine al giovedì. Gli inevitabili compromessi richiesti dai Tempi Moderni impongono un sito internet. Ed ecco, allora, Aenigmatica II Sudoku impazza. Va bene, ma a patto di essere i migliori con Mondo Sudoku. Arrivano anche gli spot radiofonici e televisivi. Il 31 luglio 2010, numero 4088, si infrange un mito, quello dell'infallibilità. Ai redattori, più maniaci che puntigliosi nel leggere e rileggere le pagine, scappa un refuso, il primo da settantotto anni. Nella barzelletta dell'ultima pagina, la didascalia recita «possono testimoniano», anziché «possono testimoniare». Inutile dire che la svista fa il giro di tutti i blog, finisce nei notiziari tv, trova ampia eco sui giornali. E questo non fa altro che confermare la celebrità della Settimana, un gigante in termini di vendite, tra le ottocentomila e il milione di copie ogni numero, cui soltanto “Famiglia Cristiana” tiene testa. Ma per il periodico fondato dal Cavalier (e altri titoli a seguire) Giorgio, le parrocchie sono le edicole: nelle città nei paesi, nell'unica rivendita di giornali di un borgo, nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti. Il giovedì, la pila della Settimana è in bellavista, a farsi beffe persino dei giornali di pettegolezzi più diffusi. E se arrivi il pomeriggio, dovrai aspettare il giorno dopo per farla tua. Conservatrice, e involontariamente democratica, la Settimana Basta mettersi su un treno per averne prova. Durante un giro lungo i vagoni, la si vede sul tavolino che sta di fronte a un'anziana signora armata di matita e gomma per cancellare, a un giovane con l'ipod nelle orecchie, a un uomo di affari che provvisoriamente si astiene dagli impegni di lavoro, a un capotreno che ci si tuffa dentro fra una stazione e l'altra. Buon compleanno, vecchia i signora nata con una faccia un po' triste, che ci hai fatto combattere con le diaboliche definizioni delle parole crociate a schema libero di Piero Bartezzaghi e Giancarlo Brighenti, che ci fai dannare per colpire il centro enigmistico del Bersaglio, che ci sorprendi a balbettare a mezza voce la soluzione di un rebus, che ci spremi gli occhi con Aguzzate la vista, che hai fatto della Susi con il suo quesito una Dorian Gray in pantaloni neri e maglietta a righe, che non sei mai riuscita a farci ridere davvero con le tue barzellette, che ci mandi in paesi mediamente orribili con «Una gita a...», che ci hai interrogato ben prima di Lascia o Raddoppia con domande astruse da vecchio professore di liceo. Buon compleanno, vecchia signora. E continua così.
RIGORE MATEMATICO. La Settimana cataloga, attraverso numeri progressivi, tutti i suoi quesiti e tutte le sue voci. La cifra che compare sulle parole crociate della prima pagina, in alto a sinistra, indica il numero complessivo dei giochi pubblicati. Fino al 1995, la numerazione continuava nelle pagine interne. A partire dal 1995, i giochi interni vengono contrassegnati da un numero composto come segue: le prime due cifre corrispondono alle ultime due del numero della rivista, le altre dal numero d’ordine che quel gioco ha nella rivista, con uno zero riempitivo per i primi nove.

"alias - il manifesto", 21 gennaio 2012 

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