In occasione degli 80 anni della Settimana Enigmistica, il magazine del "manifesto", "Alias", dedicò una serie di servizi al popolare periodico. Riprendo qui l'articolo introduttivo di Luciano Del Sette e un piccolo box. (S.L.L.)
Ottant'anni fa, 23
gennaio 1932, primo decennio dell'Italia fascista. Lo stipendio di un
operaio ammonta a 300 lire, quello di un impiegato tra le 300 e le
600, un dirigente riscuote l'ambito salario di lire mille, che
Gilberto Mazzi, nel 1939, metterà in musica con Se potessi avere
mille lire al mese, sogno economico piccolo borghese. Il conto
della spesa è di una lira e 73 centesimi per il pane, 80 centesimi
per il latte, un paio di lire per un chilo di pasta. Un pollo,
autentico lusso, costa dieci lire. Piccoli vizi come il caffè al
tavolino di un bar si pagano 2 lire e cinquanta; un posto al cinema,
una lira in meno. Le trasgressioni amorose comportano multe severe
comminate dal moralismo di regime: 10 lire se baci in pubblico la
fidanzata e persino la moglie. Così va la vita anche quel 23 gennaio
1932, ottant'anni fa, quando, chi abitualmente fa sosta all'edicola
per acquistare un quotidiano, si sente apostrofare dal giornalaio,
«Guardi cosa è uscito!», oppure nota, tra le altre messe in fila
sulle rastrelliere, una nuova rivista che ha in copertina un
cruciverba con il ritratto di Lupe Vélez, star messicana di
Hollywood. Sedici pagine, cinquanta centesimi, giorno di uscita il
sabato, si chiama “La settimana enigmistica”, sottotitolo
«periodico di giochi, enigmi, parole crociate, scacchi, dama,
bridge, sciarade, ecc.». L'ha inventata, a Milano, nella redazione
di piazza Cinque Giornate, il nobiluomo Giorgio Sisini di Sorso, già
Conte di Sant'Andrea, che la dirigerà fino alla sua morte, il 21
giugno 1972. Gli succederanno alla direzione Raoul de Giusti, e poi
un discendente della famiglia, Francesco Baggi Sisini. Il successo è
immediato, la Settimana diventa appuntamento fisso per decine
di migliaia di enigmisti in erba o navigati. Ogni tentativo di
scimmiottarla si rivelerà vano, e sulla prima pagina, in alto, anni
dopo, compariranno a turno due orgogliose dichiarazioni: «La rivista
che vanta innumerevoli tentativi d'imitazione», «La rivista di
enigmistica prima per fondazione e per diffusione». Le pagine
aumenteranno, fino a divenire le quarantotto che ancora oggi
continuano a scandire la sequenza di parole crociate, giochi
enigmistici variamente complicati (alcuni a premi), quesiti basati
sulla logica matematica, rebus, quiz polizieschi (Proteus, Il
signor Brando in Suspense!) e legali (Se voi foste il
giudice), le domande di cultura dell'“edipeo enciclopedico”,
aneddoti e barzellette, rubriche per i piccoli lettori.
Ligia fin dalla nascita
alla regola di non accettare alcuna pubblicità la Settimana si
limita tuttora a riprodurre le immagini dei premi in palio per giochi
quali Il quesito con la Susi e Il corvo parlante.
Bisognerà aspettare il 1995 perché il colore faccia la sua
comparsa, interrompendo l'egemonia del bianco e nero, comunque con
misura. Cambia, poi, anche il giorno di uscita. Dal sabato si passa
al venerdì, e infine al giovedì. Gli inevitabili compromessi
richiesti dai Tempi Moderni impongono un sito internet. Ed ecco,
allora, Aenigmatica II Sudoku impazza. Va bene, ma a patto di essere
i migliori con Mondo Sudoku. Arrivano anche gli spot radiofonici e
televisivi. Il 31 luglio 2010, numero 4088, si infrange un mito,
quello dell'infallibilità. Ai redattori, più maniaci che
puntigliosi nel leggere e rileggere le pagine, scappa un refuso, il
primo da settantotto anni. Nella barzelletta dell'ultima pagina, la
didascalia recita «possono testimoniano», anziché «possono
testimoniare». Inutile dire che la svista fa il giro di tutti i
blog, finisce nei notiziari tv, trova ampia eco sui giornali. E
questo non fa altro che confermare la celebrità della Settimana, un
gigante in termini di vendite, tra le ottocentomila e il milione di
copie ogni numero, cui soltanto “Famiglia Cristiana” tiene testa.
Ma per il periodico fondato dal Cavalier (e altri titoli a seguire)
Giorgio, le parrocchie sono le edicole: nelle città nei paesi,
nell'unica rivendita di giornali di un borgo, nelle stazioni
ferroviarie, negli aeroporti. Il giovedì, la pila della Settimana
è in bellavista, a farsi beffe persino dei giornali di pettegolezzi
più diffusi. E se arrivi il pomeriggio, dovrai aspettare il giorno
dopo per farla tua. Conservatrice, e involontariamente democratica,
la Settimana Basta mettersi su un treno per averne prova. Durante un
giro lungo i vagoni, la si vede sul tavolino che sta di fronte a
un'anziana signora armata di matita e gomma per cancellare, a un
giovane con l'ipod nelle orecchie, a un uomo di affari che
provvisoriamente si astiene dagli impegni di lavoro, a un capotreno
che ci si tuffa dentro fra una stazione e l'altra. Buon compleanno,
vecchia i signora nata con una faccia un po' triste, che ci hai fatto
combattere con le diaboliche definizioni delle parole crociate a
schema libero di Piero Bartezzaghi e Giancarlo Brighenti, che ci fai
dannare per colpire il centro enigmistico del Bersaglio, che ci
sorprendi a balbettare a mezza voce la soluzione di un rebus, che ci
spremi gli occhi con Aguzzate la vista, che hai fatto della
Susi con il suo quesito una Dorian Gray in pantaloni neri e maglietta
a righe, che non sei mai riuscita a farci ridere davvero con le tue
barzellette, che ci mandi in paesi mediamente orribili con «Una gita
a...», che ci hai interrogato ben prima di Lascia o Raddoppia
con domande astruse da vecchio professore di liceo. Buon compleanno,
vecchia signora. E continua così.
RIGORE MATEMATICO. La Settimana cataloga, attraverso numeri progressivi, tutti i suoi quesiti e tutte le sue voci. La cifra che compare sulle parole crociate della prima pagina, in alto a sinistra, indica il numero complessivo dei giochi pubblicati. Fino al 1995, la numerazione continuava nelle pagine interne. A partire dal 1995, i giochi interni vengono contrassegnati da un numero composto come segue: le prime due cifre corrispondono alle ultime due del numero della rivista, le altre dal numero d’ordine che quel gioco ha nella rivista, con uno zero riempitivo per i primi nove.
"alias - il manifesto", 21 gennaio 2012
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