Nell'Umbria dei primi
anni del secondo millennio tre figure sembravano essere al vertice
del potere: la presidente folignate della Regione Lorenzetti, che
taluno chiamava Zarita; Colaiacovo, l'industriale eugubino del
cemento, che guidava Confindustria e la più dotata delle fondazioni
bancarie; Paglia il gerarca ciociaro della Chiesa cattolica,
l'assistente spirituale della Comunità di Sant'Egidio che faceva il
Vescovo a Terni, ma sembrava avere entrature dappertutto. Una sorta
di trinità che la presenza del vescovo santificava.
Tutti e tre, dopo, sono
incappati in disavventure giudiziarie. Ne è uscito relativamente bene Colaiacovo; è sotto processo per storie di
corruzione la Lorenzetti; Vincenzo Paglia ha ricevuto a fine maggio
un comunicato di conclusione di indagini. I magistrati prospettano
più di un reato in relazione alla tentata compravendita, avvenuta
circa quattro anni fa, del castello di san Girolamo a Narni: le
accuse vanno dall’associazione per delinquere alla turbata libertà
degli incanti, dalla truffa ai danni del Comune di Narni all'abusivo
esercizio del credito e all'appropriazione indebita. Il Paglia,
trasferito a Roma con l'incarico di presidente del Pontificio
consiglio per la famiglia, era già sotto accusa da parte di numerosi
cattolici del ternano per la voragine di bilancio che aveva lasciata
per le tante costose iniziative prese in più campi. Il buco era
di circa venti milioni di euro e per diversi anni la diocesi dovrà
sopportare le durezze di un piano di rientro, messo a punto dal
Vaticano come condizione per ripianare il disavanzo. La scoperta che,
insieme al vicario episcopale della diocesi Francesco De Santis e al
presidente dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero,
Giampaolo Cianchetta, Paglia ha tentato di usare i depositi della Curia
destinati agli stipendi dei preti per acquistare il castello, non
gioverà certo a migliorarne l'immagine.
Su Paglia, quand'era
vescovo a Terni, ci toccò di discorrere spesso: metteva il naso
dappertutto, trattative sindacali, fondazione per le cellule
staminali, Università, chiamava a rapporto i politicanti in pubblici
convegni su temi di politica e di economia rivendicando una sorta di
primato ecclesiastico e ne otteneva la genuflessione. La sua azione
mostrava a nostro avviso un doppio aspetto: da una parte rientrava in
una più generale offensiva clericale e neoguelfa, dall'altra
mostrava eccessi di personalizzazione e deliri di onnipotenza che lo
avvicinavano al berlusconismo. I fatti sembrano darci ragione e ora
quasi tutti quelli che lo adulavano fanno finta di non averlo mai
conosciuto. Sic transit gloria mundi.
Una
postilla. Quando nel carcere di Vocabolo Sabbione a Terni arrivò il
boss mafioso Bernardo Provenzano, Paglia gli fece recapitare come
dono una Bibbia e si disse disposto a incontrarlo per convertirlo. Se
accadesse a Paglia di essere condannato al carcere (cosa altamente
improbabile), andremo a visitarlo e gli porteremo – insieme alle
arance - il Manifesto del Partito Comunista. E'
un impegno solenne.
"micropolis" - giugno 2015
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