Com’è andato il cosiddetto “sciopero dei migranti”?
A leggere i giornali mi pare bene. Sessanta manifestazioni in altrettante città, di cui alcune molto partecipate, mercati vuoti di bancarelle, bancarelle vuote di merci (tranne quelli e quelle dei cinesi), visibilità delle persone e del problema dei diritti.
A livello politico si registra tanta retorica e tanta cialtroneria. Il massimo è rappresentato dalle dichiarazioni da una parte dell’ineffabile Bonaiuti e dall’altra dalla Polverini, la fascistoide di borgata arrivata ai Parioli. La candidata al ruolo che fu di Storace e di Marrazzo dice: "Sostengo la mobilitazione: il Paese è in assoluto ritardo sulla politica dell'immigrazione”; il sottosegretario del Cavaliere replica: “Le accuse della sinistra alle politiche sull’immigrazione del governo sono demenziali”. I due sono espressione della medesima maggioranza governativa. Il loro un ridicolo gioco delle parti degno di un paese da operetta; ma paradossalmente è anch’esso dimostrativo del successo delle “24 ore senza di noi”.
Ma è riuscita l’astensione dalle attività lavorative, che era all’origine della giornata di mobilitazione, non a caso chiamata “sciopero”?
Sotto l’aspetto dimostrativo è arrivato qualche segnale importante: lo svuotamento del mercato di porta Palazzo a Torino è di sicuro il più eclatante, ma manifestazioni di questo tipo si sono avute un po’ dappertutto in Italia. Quello che non è riuscito e che non poteva riuscire è lo “sciopero sciopero”, quello dei lavoratori dipendenti regolari. Non è riuscito perché la Cgil si è trincerata dietro l’impossibilità di uno “sciopero etnico” e, pur non negando un forte contributo di solidarietà, ha spinto, di fatto, gli organizzatori ad un altro tipo di protesta.
La convocazione di uno sciopero dei lavoratori immigrati resta tuttavia, a mio avviso, necessaria e possibile. Le rivendicazioni specifiche, di categoria direi (è assurdo dire "etniche" - le etnie degli immigrati sono tante), per un lotta di tipo sindacale, per un regolare sciopero con controparti e trattative, non mancherebbero: il rilascio dei permessi di soggiorno a chi ne ha il diritto (il governo è fuori dalle stesse leggi, un po’ barbariche, che ha voluto); leggi di accesso alla cittadinanza per chi la desidera e al voto amministrativo per i residenti stabili; il riconoscimento dei contributi Inps e la possibilità di goderne i frutti una volta che si sia lasciata l’Italia.
A questo sciopero degli immigrati non manca peraltro un significativo precedente: il sindacato ha già promosso una lotta di questo tipo nel lontano 2002 in un’area del Nord Est con un’alta concentrazione di immigrati tra gli operai. L’articolo che segue come appendice è stato pubblicato ieri nel sito di Edoardo Salzano (eddyburg). E’ di Oscar Mancini, che da segretario della Camera del lavoro di Vicenza fu tra i promotori di quella lotta.
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Appendice
A Vicenza otto anni fa
Allora fece molto scalpore. Eppure pochi lo ricordano e ancor meno sono quelli che l’hanno ricordato. La bella giornata di lotta di ieri dei lavoratori “stranieri” ha avuto un precedente.
Il 15 Marzo del 2002 si svolse infatti a Vicenza il primo sciopero dei lavoratori migranti. Il primo e, purtroppo, finora l’unico proclamato da CGIL, CISL, UIL.
Una giornata straordinaria. Così la descrisse il Corriere della Sera: «Trionfo di colori, babele di razze. Sfilano e cantano sulle note reggae di Bob Marley. Ma il pensiero è fisso su un altro spartito: la nuova legge sull' immigrazione Bossi-Fini, vissuta come una minaccia per le loro speranze di lavoro e integrazione. È il primo sciopero di questi nuovi Cipputi dalle facce nere, gialle e olivastre. Non era mai accaduto in Italia che lavoratori extracomunitari, regolarmente assunti, incrociassero le braccia. E invece, per otto ore, le concerie, le acciaierie e tutto quel reticolo di imprese che fa di Vicenza una delle capitali dell' immigrazione, hanno dovuto fare a meno di quella che qualcuno ha già ribattezzato la “classe operaia con la faccia nera”»
Anche allora, alla vigilia di quello sciopero, aleggiava una preoccupazione: il timore di un’iniziativa “etnica” di lotta. Ma, CGIL, CISL, UIL decisero di affrontare il rischio lavorando su due versanti. Da un lato convocando assemblee di tutti i lavoratori nei luoghi di lavoro e dall’altro decidendo di rendere visibile con lo sciopero il lavoro e il protagonismo degli immigrati. Fu un successo rimasto nella memoria di tutti, almeno a Vicenza. Forse è anche per questa ragione che ieri sera alla grande “fiaccolata” di Montecchio Maggiore (Vi) sfilavano accanto agli immigrati i rappresentanti di CGIL, CISL, UIL. Un vero miracolo! In questi tempi di divisione sindacale, anche questa è una notizia. Che l’impervia strada della ricostruzione dell’unità sindacale passi attraverso la spinta dal basso e il protagonismo dei lavoratori immigrati?
4 commenti:
Su questo argomento ho trovato molto interessante l'articolo di Roberto Santoro su L'Occidentale "Non è vero che l'Italia si ferma se scioperano gli immigrati"
se volete un punto di vista critico andate a leggerlo
http://www.loccidentale.it/articolo/%22non+%C3%A8+vero+che+l%27italia+si+ferma+se+scioperano+gli+immigrati%22.0087107
Gentile visitatore,
ho seguito il suo suggerimento e letto l'intervista a Mantovano, un'autogol clamoroso. L'accusa alle sinistre di coltivare relazioni con gli immigrati irregolari e l'asserzione che c'è tanto lavoro irregolare, in bocca a un sottosegretario agli interni sono l'ammissione di un fallimento o di una ipocrisia. Se ci sono tanti posti dove gli irregolari lavorano, tutti lo sanno e tutti li vedono, perchè polizia e carabinieri non intervengono? Perchè a Rosarno l'hanno fatto solo dopo la rivolta? Per punirli di essersi rivoltati? in realtà questa gentaccia l'immigrazione irregolare la vuole, ma la vuole sottomessa e ricattabile. Mi scusi la rabbia di questa estemporanea risposta, ma la faccia tosta di certi governanti che fingono di arrivare da Marte mi fa girare le palle.
Alle argomentazioni del sottosegretario (se così si possono chiamare) darò comunque nel blog una risposta più distesa più tardi.
ho trovato l'articolo interessante..su alcuni punti condivisibile su altri mebno
Dovrebbero considerarsi lavoratori come tutti gli altri, indipendentemente dal colore della pelle. Dovrebbero. La realtà, la loro realtà, quella che vivono quotidianamente è diversa: sono pagati in nero, sono pagati di meno.
Per loro è tutto più difficile. Questo sciopero non solo accende i riflettori sull'ingiustizia, la maggior fatica del lavoratore migrante rispetto al lavoratore italiano, ma dimostra anche una nuova presa di coscienza, la voglia e la capacità di compattare la protesta, con o senza il supporto dei sindacati.
Il popolo dei migranti sta crescendo e manda segnali precisi.
Sarebbe il caso di ascoltarli e fare scelte precise, abbandonando l'idea di usarli, non soltanto perché non sarebbe coretto,
ma anche perchè sarebbe stupido.
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