La “mordacchia” detta anche “bavaglio di ferro” è uno strumento di tortura tipico del tempo dell’Inquisizione (quella riprodotta è una copia ottocentesca di un esemplare tedesco di metà Cinquecento). Non serviva però all’inquisizione, cioè a strappare ai torturati la confessione di un qualche crimine, ma agli inquisitori e più in generale agli sbirri perché potessero conversare tranquilli senza dover ascoltare le grida, spesso fastidiose e protratte, dei prigionieri. Consta di una “scatola” di ferro che viene forzata in bocca alla vittima e di un collare che permette di stringerla. Spesso i condannati al rogo venivano condotti a morte così imbavagliati in particolare durante i fastosi ed affollati autodafé per evitare che gli eretici o le streghe disturbassero con le loro grida l’esecuzione della musica sacre. Secondo le cronache del tempo anche Giordano Bruno andò al patibolo indossando una mordacchia munita di due lunghi aculei di cui uno perforava la lingua, mentre l’altro spaccava il palato. L’immagine è tratta dal catalogo di una mostra di strumenti di tortura che fu ospitata a San Marino e in diverse città italiane tra il 1983 e il 1984. L’ho pubblicata con questo breve commento perché ho l’impressione che in un modo o nell’altro vogliano tornare a mettercela.
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