La sera del Premio Nobel
Allorché tutti i giornalisti furono usciti, i nipoti del Maestro fecero irruzione nello studio. Il più grandicello si avvicinò al Nonno, e con l’aria di chi ha ormai capito il motivo dell’insolito movimento nella casa, domanda:
- Bisogna mettere la bandiera al balcone?
- No.
- E perché – domanda il bambino.
- Perché mica hanno dato a tutti il premio – risponde Pirandello accarezzandolo. – Qualche vicino potrebbe lamentarsi.
In Sud America
Nell’ultimo viaggio in America Latina, Pirandello fu avvicinato da un operaio. I giornalisti non riuscivano a spiegarsi chi fosse lo sconosciuto. E il Maestro spiegò poi ch’era un operaio emigrato che aveva voluto accertarsi che anch’egli fosse siciliano, conversando con lui nel dialetto della sua terra.
A Parigi
A Parigi ci fu un tempo che Pirandello era popolarissimo. Appena entrava in un caffè o in un teatro, tutti lo riconoscevano: Pirandellò, Pirandellò. Egli sorrideva a codesta luce di gloria col suo sorriso ironico e bonario e passava tra gli sguardi di ammirazione con quel suo passo rapido, la persona un po’ curva, il volto faunesco ombrato dal cappellaccio grigio. Modesto e schivo, come sempre. Ma gli piaceva che il direttore o il portiere d’albergo lo salutassero al suo arrivo, chiamandolo: “Mon cher maitre”. E fu felice come un bambino il giorno che il ragazzo dell’ascensore, richiesto da un cliente chi fosse quel signore dal pizzetto bianco e dalla faccia espressiva come quella di un vecchio hidalgo spagnolo, il “parigot” solennemente rispose “le plus grand ecrivain d’Italie”.
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