
Una pagina sui “Quattro Canti” di Vincenzo Consolo da Il Teatro del Sole, Interlinea, Novara. Pour n’oublier pas Palerme. (S.L.L:)

Là era il libro di storia più chiaro, il nuovo libro che i viceré avevano scritto sopra un altro più antico e consunto. La Strada Nuova o Maqueda che aprirono ortogonale alla vecchia del Càssaro creava un nuovo assetto urbanistico, delineava i quattro rioni o mandamenti, l’Albergherìa, il Capo, la Kalsa, la Loggia, difesi entro le mura, i bastioni, ma poneva soprattutto la gran croce reale e simbolica, sopra l’intrico di vie e viuzze, il labirinto di cortili e casipole del vetusto abitato musulmano: la vittoria di Lepanto e le imprese di Carlo V in Tunisia legittimavano ormai nuove visioni e nuove progettazioni.
Lungo i bracci della croce, sugli spazi resi vuoti dalle demolizioni, i nobili e i religiosi poterono costruire i loro immensi palazzi, i loro conventi, e monasteri chiese collegi noviziati oratori. Questa piazza dei Quattro Canti divenne allora il baricentro, il fulcro, il palcoscenico di vita, di feste e parate, il punto di convergenza e di fuga. “Ai quattro punti del Mondo /muovono Arcangeli il vento e i colori” (Lucio Piccolo).
Nessun commento:
Posta un commento