14.10.11

Il liberalizzatore delle ferrovie. Ma Bersani è un coglionaccio?

Ma Bersani è un coglionaccio? A volte il dubbio m’assale. Così ieri sera (13 gennaio) dalla Grubher.
Gli hanno chiesto: come farà a mettersi d’accordo con Casini che è per le privatizzazioni e con Vendola che è contrario? Ha risposto:“Ma di che stiamo a parlare? Sono io quello che ha fatto le liberalizzazioni. Non solo quelle delle lenzuolate, ma quelle più importanti, degli anni Novanta. Sono io quello che ha liberalizzato l’energia! Sono stato io a liberalizzare le ferrovie!”.
Non so davvero se pensi questo brav’uomo emiliano, quando parla. Lasciamo da parte l’energia, ove la separazione tra produzione e distribuzione produsse un deleterio e quasi tragico black-out in mezza Italia e ove il mercato è così complicato che ogni famiglia dovrebbe pagare un consulente per non essere fregata. Ma parlare delle ferrovie “liberalizzate” è davvero da imprudenti (o forse da impudenti).
Lo “spezzatino” tra diverse società (una per le stazioni, una per i treni, una per la rete, una per i biglietti, una per le merci eccetera eccetera) sarà forse servito a spezzettare la forza del lavoro (il vituperato corporativismo dei ferrovieri), a regalare un bella montagna di lire prima ed euro poi ai “manager” di diverse società della holding, ad aprire alla speculazione finanziaria e all'affarismo alcuni settori come quello immobiliare. Ma gli utenti, con questa roba, ci hanno guadagnato? Hanno ferrovie più efficienti? tariffe più basse? treni più sicuri? più numerosi? più comodi? più puliti?
Lo sa quel brav’uomo emiliano che uno degli effetti mediati della sua “liberalizzazione” e dell’indebolimento della forza dei lavoratori sono i ritmi più intensi a scapito della sicurezza, sono i controlli più blandi? Lo sa che anche gli incidenti mostruosi, e dimenticati dai mass media, di Rometta (Messina) nel 2002 e di Viareggio tre anni fa sono conseguenza delle conseguenze della sua “liberalizzazione”, che ha reso possibili comportamenti imprenditoriali più disinvolti?
Lo sa Bersani come viaggiano i pendolari, lavoratori e studenti? Quanto pagano di più? Conosce il meccanismo perverso che differenziando la qualità dei treni sulle lunghe percorrenze aumenta a dismisura le tariffe su treni che restano scadenti e rende preferibili gli autobus e gli aerei? Lo sa quanti tagli di treni vi sono stati per effetto della “regionalizzazione”, quanti disagi, quanta gente in più costretta ad usare l’automobile, quanto è cresciuto l’inquinamento?
Ma di che sta a parlare Bersani? O meglio, con chi sta a parlare Bersani? Di certo parla, anzi ammicca ai signori di Confindustria, ai capitalisti tutti. E ricorda che nel governo Prodi che privatizzava, come poi nella celebre “merchant bank dove non si parlava inglese” costituita da D’Alema a palazzo Chigi, lui, il brav’uomo Pierluigi, aveva una parte importante. E manda a dire che con lui si può star tranquilli, che ci saranno privatizzazioni e ottime occasioni d’affari, che avranno in tanti le opportunità a suo tempo concesse a Colaninno & C.. E lascia intendere a lor signori che, se poi  tanti altri ne avessero a soffrire, varrà per loro il celebre motto di Cetto La Qualunque “in culo ai … pendolari, ai viaggiatori, ai bevitori d’acqua, ai lavoratori eccetera eccetera”.
E con i cittadini normali, quelli dei ceti bassi e medio-bassi, il Bersani non parla? Mah! Forse pensa che tanti anni di martellamento mediatico berlusconiano li abbiano totalmente rincretiniti e che basti citare la parola magica “liberalizzazioni” per tenerli buoni. O forse per lui è ancora come negli anni Novanta, quando, sull’onda del fallimento storico del comunismo statalista, i post-comunisti dovevano apparire più liberisti dei liberisti per farsi perdonare il peccato originale? Tutto ciò come se vent’anni fossero passati invano, come se il trionfo del liberismo non avesse già arrecato a moltissimi indebitamento e impoverimento, come se non avesse creato una crisi planetaria dai rischi gravissimi, per il lavoro, per la sicurezza sociale e persino per la pace!
L’ingenuo Bersani, più Bertoldino che Bertoldo, magari pensa che, con siffatti discorsi, aiutato dall’ormai manifesta pestilenzialità di Berlusconi, possa attrarre le simpatie di tutti, dei padroni che intascano e dei poveracci che subiscono.  
Mi sa che si sbaglia. Il Bersani che vanta il suo glorioso passato di “liberalizzatore” non sarà mai il “favorito” dei capitalisti che oramai sembrano decisi a mettere in campo un altro dei loro, magari meno “porcellone” del cavaliere, un Montezemolo, un Profumo, un Monti o addirittura una Marcegaglia; e nello stesso tempo riuscirà a tener lontani i favori del popolo lavoratore, che sa perfettamente come funzionano le sue ferrovie liberalizzate.

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