In pieno agosto le Ferrovie hanno multato di 20 euro il capotreno dell'Alta velocità perché nel tratto Firenze-Roma ha annunciato che c'era un «guasto». Avrebbe dovuto dire «controllo».
Ho letto sul «Corriere» che la parola «guasto» è vietata dal «manuale degli annunci», che prevede espressioni più attenuate. Si deve dire «controllo tecnico della linea». Anche «incendio» non si può dire, è ammesso soltanto un «intervento dei Vigili del fuoco». Tutto ciò per non creare ansie e paure. C'è una tabella, o dizionario di eufemismi da usare in caso di necessità. «Guasto» si può usare su tutti i tipi di treni, meno che sull'Alta velocità. E se un treno «deraglia»? Apprendo che sui treni normali è d'obbligo annunciare un «ostacolo di linea», per l'Alta velocità è invece previsto «ingombro».
Tranquillizzare, non creare panico è giusto, ma perché censurare totalmente, non dire con semplicità le cose come stanno? La mia domanda è volutamente ingenua, perché (basta guardarsi intorno) la lingua è il regno dell'eufemismo. L'imprenditore che intende licenziare degli operai, trasferirli o metterli in cassa integrazione, opta per «esubero», modo neutro per indicare una eccedenza di manodopera. Per non dire «licenziamento» si preferisce «piano di alleggerimento»; per non parlare di «disoccupati» si parla di «manodopera disponibile».
L'eufemismo cela un'informazione, l'attenua, ma spesso la distorce: se parlo di «operazione di polizia internazionale» in luogo di «guerra» il concetto ci sfugge, l'intento di alleviare la crudezza del significato finisce col portarci fuori strada, come quando si parla di «guerra umanitaria», o di «bombe intelligenti» (le bombe ammazzano, sono assassine e basta), oppure di «danni collaterali» su obiettivi civili, modo tecnologicamente asettico per dire che ci saranno inevitabili danni sui civili.
Se si passa al mondo della politica (ma ormai non ho più voglia di toccare questo tema, tanto è il disgusto!), qui l'eufemismo è a suo agio, totalmente di casa. E poi ci sono gli eufemismi che vertono sul sesso, o sulla malattia, quando si vuole, almeno verbalmente, allontanare la disgrazia («un brutto male», «un male incurabile»).
Capisco che a «stangata» si debba preferire «manovra»... ma almeno sui treni, quando chi viaggia ha bisogno di un annuncio utile e chiaro, che le cose siano lì chiamate col proprio nome!
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