A Trapani il Museo Pepoli, allestito nei locali di un antico convento carmelitano, frutto della confluenza di diverse private collezioni e di materiali raccolti nei monasteri soppressi dopo il 1860, contiene diverse cose notevoli, tali da giustificare una visita: antichi presepi, corone, coppe ed altre gioie, pitture di molti secoli (tra cui un San Francesco di Tiziano e un ministro di Giacomo Balla). Ma a destare curiosità, in un apposito spazio, è anche una ghigliottina, che a Trapani venne adoperata sia durante il regno dei Borboni che nei primi anni della monarchia savoiarda. Venne ritrovata in un convento dove la depositavano negli intervalli tra un'esecuzione e l'altra.
Le ricerche fin qui effettuate testimoniano un uso sporadico della ghigliottina in questione: quattro teste. In età borbonica quelle di un mazzarese e un salernitano insieme giustiziati il 24 luglio 1854, dopo un processo che li riconosceva "briganti e assassini": avevano 22 anni il primo e 20 il secondo. Il 9 gennaio 1864 con il nuovo regno fu decapitato un trentaduenne da Sciacca, giudicato responsabile di quattro omicidi. Neanche quattro mesi dopo, il 28 aprile, la mannaia tolse la vita a un uomo che aveva ucciso nel sonno il marito della propria amante.
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