12.10.11

A bravo cazzo... Un bello e ardito domestico (di Brantôme)

Mi fu dunque raccontato da un onesto gentiluomo, mio amico, che una dama del suo paese, avendo parecchie volte mostrato una grande familiarità e intimità con un suoi domestico, non tendeva ad altro se non a quel tale risultato; costui, punto stupido né vanesio, trovata la sua padrona un mattino d’estate completamente nuda sul letto, voltata verso il muro e mezzo addormentata, tentato da una sì grande bellezza e da una postura così favorevole per investirla e goderne, stando lei sulla sponda, egli si approssimò pian piano e la investì. Questa, voltato il capo, vide ch’era il suo domestico ch’ella desiderava; e così investita com’era, senza divincolarsi né muoversi, né tentare nullamente di divincolarsi dalla presa, gli disse soltanto, volgendo la testa e stando tuttavia ferma per tema di perdere il boccone: “signor stupido, chi vi ha fatto così ardito per metterlo lì?”: Il domestico le chiese con molto sussiego: “Signora, devo ritirarlo?”. “Non è ciò che vi dico, signor stupido”, gli rispose la dama. “Vi domando: chi vi ha fatto così ardito per metterlo là?”. L’altro continuava sempre a ripetere: “Signora, devo ritirarlo? Se volete, lo tolgo”. Ed ella ribatteva: “Non è ciò che vi dico, signor stupido”. Insomma, tanto l’uno che l’altro ripeterono queste frasi tre o quattro volte, senza però distrarsi dal loro lavoro, finché questo fu terminato; della qual cosa la dama si mostrò molto più soddisfatta che se avesse ordinato al suo galante di toglierlo come a parole gli chiedeva. E fu molto utile a lei persistere nella prima domanda senza variarla; così al galante nella sua replica. In questo modo essi continuarono gli assalti con lo stesso metodo per molto tempo: poiché, come si dice, non è la prima infornata o la prima bevuta che conta. Ecco un bello e ardito domestico. A un tale uomo, come si dice in Italia bisogna dire: A bravo cazzo mai manca favor.

Brantôme, Vie des dames galantes, 6, 25.

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