7.10.11

Quello scorfano di Sylva Koscina (di Giampiero Manfredini)

Da un ritaglio de "L'Europeo" senza data (ma di certo siamo negli anni Ottanta del Novecento) recupero questo scherzetto gastronomico collocato nella rubrica Peccati di stagione. Vi apprendiamo - tra l'altro - che la bella attrice che, a sentire i pettegoli, aveva affascinato Gronchi, non disdegnava neanche i gronghi. (S.L.L.)

E' così mostruoso da prestare il suo nome a persone di brutto aspetto: lo scorfano si distingue, infatti, nelle pescherie aperte d'estate (dove resterà fino a settembre e anche ottobre) per il suo colore rosso, le squame che ne ricoprono la testa, gli aculei che caratterizzano il suo muso terribile. Ma la sua carne, si sa, è ottima per le zuppe.
Lungo la costa istriana questo pesce è protagonista di un brodetto tradizionale alquanto diverso rispetto alle varianti di questo piatto preparate sull'Adriatico italiano.
Eccone la ricetta data dall'attrice croata Sylva Koscina e pubblicata in un libro, La cucina yugoslava (Novara, 1981), scritto durante le pause tra un impegno cinematografico e l'altro. Pulito lo scorfano, lo si taglia e si sistema in un grosso recipiente assieme a pezzi d'altri pesci (gronghi e murene, per esempio). Si aggiungono poi cipolle rosse affettate, pomodori tagliati a pezzi, prezzemolo e aglio tritati, olio, vino bianco secco e un po' d'acqua. Salato e pepato il tutto, si porta a completa cottura su fuoco lento.
Mentre nei mesi autunnali e invernali si è soliti servire il brodetto jugoslavo su uno strato di morbida polenta, d'estate sarà bene accompagnarlo con larghe fette di pane abbrustolito.

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