19.3.12

Due palle (da “Cronache Giubilari” di Salvatore Lo Leggio)

Nel 2000 scrissi per “micropolis” una serie di articoli sullo spettacolare giubileo del Papa polacco, scegliendo l’Umbria come punto di osservazione.  Gli articoli vennero raccolti in volume l’anno dopo da Giada Edizioni (credo che il libretto si possa tuttora acquistare). Riprendo qui una cronachetta dall’articolo di settembre 2000 (Qual falange). Quanto al resto qualche cosa ho già postato, qualche altra la posterò. (S.L.L.)
Vasti e significativi sono stati i contributi dell'Umbria al successo del Giubileo romano. E’ di Massa Martana Emanuela Rocchi, che nel 1997 vinse il concorso mondiale per il logo del grande Giubileo del 2000. E’ salita sul palco a Torvergata in occasione del raduno dei giovani e ha dichiarato all'immensa platea di essere stata ispirata e sostenuta dalla fede. Il logo è costituito da un cerchio dal cui centro si diparte una croce greca trilinere. Verso lo stesso punto convergono intrecciandosi cinque colombe stilizzate. Nei quattro spicchi disegnati dalla croce si legge Christus Heri Hodie Semper (“Cristo ieri oggi sempre”). La giovinetta, ormai famosa, dice di aver voluto rappresentare il suo sogno poiché le colombe simboleggiano i continenti uniti dalla Trinità nell'evento giubilare. A noi il logo ricorda altri segni inquietanti, croci celtiche e simili, ma è un pensiero che scaturisce dalla nostra malevolenza, una delle tante colpe che ci manderanno all'Inferno.

  
Anche il logo della GMG (Giornata Mondiale delia Gioventù) viene dall'Umbria; è opera di un giovane grafico di Foligno, Andrea Filippucci. Due archi irregolari (il colonnato del Bernini) collegano in una circonferenza un piccolo cerchio (il mondo) e un'immagine stilizzata che rappresenta insieme la cupola di San Pietro e la tiara papale. Giuriamo che questa volta l'impressione non è solo nostra: il disegno rammenta delle ganasce che stringono due palle. Una l'hanno già fatta a pezzi.
L'impegno giubilare dell'Umbria non investe solo la creatività dei suoi grafici, ma coinvolge tutta la regione. Come al loro tempo Mussolini e i suoi quadrunviri usarono Perugia come base d'appoggio per la marcia su Roma, dislocando qua è là per l'Umbria le camicie nere, così gli organizzatori della GMG hanno trovato comodo per la logistica tenere nel capoluogo e nelle altre città della regione una parte delle loro schiere in trepidante attesa. Decine e decine di migliaia in tutta la regione, 7.500 solo nel centro storico di Perugia.
L'ex vescovo di Orvieto Decio Lucio Grandoni
Albergatori, ristoratori, baristi si lamentano: "Riempiono le strade; sono educati, ma non occupano camere, non pranzano, non consumano". Qualche vantaggio è invece arrivato alle sagre e feste popolari, incluse quelle dell'ex Unità. A quella di Orvieto s'è fraternizzato: alcuni giovani pellegrini hanno pranzato e cenato sotto la gigantografia del Che e hanno bevuto vino rosso con l'etichetta del Giubileo. Il vescovo, monsignor Decio Lucio Grandoni (se non esistesse dovremmo inventarcelo), di fronte a queste sconvolgenti rivelazioni si incavola e ne parla all'omelia di Ferragosto (o dell'Assunta, per la precisione): "I giovani erano nei giardini comunali per consumare i cestini preparati dai volontari, perché il Comune ha messo a disposizione quegli spazi. Se altri celebravano la Festa, anzi la Fine dell'Unità, i nostri giovani non c’entrano niente. Non c'è stata nessuna visita. Ho informato i legali perché tutelino nelle giuste sedi la verità". Decio Lucio non vuole confusioni con gli ex comunisti o altrettali fratellanze bastarde, che inquinerebbero la purezza della fede.

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