4.3.12

da "SCIARRA AMARA" (di Jolanda Insana)

ma chi ti fotte e pensa
troia d'una porca
tutta incrugnata sulla vita

venni per accattare vita
come m'ha fottuto
il banditore

finta che non mi vede
bastò un rovescio di mano
e addio pane e piacere
lo stretto necessario
per campare

per non dare sazio a quella rompina
rompigliona rompiculo d'una morte
la vita se ne va
con gli occhi aperti

faccia di sticchiozuccherato
non aspettarti gioie
da minchiapassoluta

non finiremo mai di fare
sciarra amara
nessun compare ci metterà
la buona parola
tu stuti le candele
che io allumo

padella non tinge padella
ma la mia è forata
e cola vita

la vita ha profumo di vita
così dolce
che scolla i santi
dalla croce

scippa fracassa
scafazza e scrocchia
torna e vuole conto
e ragione

la morte
come le santocchie
ama dio e fotte il prossimo

la vita e la morte allato vanno
transeunti per lo stesso porticato
comincia dolcechiaro finisce amaroscuro

i piedi reggono esattamente
quanto io ho
levati
non mi fare il solletico

vita bella e affatturata
non avea catene al collo
né debito di coscienza
dopo la sua porcapedàta
non sa più spendersi
con chi le pare e piace

In Sciarra Amara, Quaderni della Fenice n.26, Guanda 1977

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