La celebrazione di giornate dedicate alla rievocazione di tragedie collettive è attività prescritta come antidoto, di certo insufficiente, allo smarrimento della memoria storica tipico di un tempo di “vita liquida”. Alla Giornata della Memoria, dedicata al genocidio nazista di ebrei e zingari, ha così fatto seguito quella delle “foibe” (che meglio si chiamerebbe Giorno dell’Oblio, giacché ha lo scopo di far dimenticare gli orrendi crimini commessi in tante contrade slovene e croate dalle camicie nere di Mussolini e dall’esercito italiano invasore).
Altra cosa la giornata che Libera, l’associazione guidata da Ciotti, il prete torinese del Gruppo Abele, celebra da più di 10 anni all’inizio della primavera: ricordare le vittime delle mafie per Libera significa guardare a ciò che sta davanti a noi e cioè alla realtà di un nemico la cui potenza pervasiva facilmente interagisce col sistema politico e col potere economico ben oltre i territori d’origine.
Due anni fa la Regione Umbria, sollecitata da Libera, istituì per legge una giornata della memoria delle vittime di mafia, della legalità e dell’impegno per il 21 marzo: fu una scossa salutare, giacché anche qui si intravedevano presenze economiche inquietanti, ma molti preferivano chiudere gli occhi.
Nel 2011 la celebrazione fu abbastanza solenne e attenta alle infiltrazioni. Quest’anno niente di niente: la traduzione in atti della legge è in capo al Consiglio regionale e forse, in questo momento, parlare di legalità a Palazzo Cesaroni è come parlare di corda in casa dell’impiccato.
Nel 2011 la celebrazione fu abbastanza solenne e attenta alle infiltrazioni. Quest’anno niente di niente: la traduzione in atti della legge è in capo al Consiglio regionale e forse, in questo momento, parlare di legalità a Palazzo Cesaroni è come parlare di corda in casa dell’impiccato.
Intanto nel territorio regionale, a Foligno per la precisione, qualcosa il 21 marzo s’è mosso: su impulso dei giovanissimi del presidio cittadino di Libera, di fronte a scolaresche numerose e attente, prèsidi, insegnanti, amministratori locali, è stata intitolata una piazza a Rita Atria, testimone di giustizia portata a morte da Cosa Nostra.
Non c’era alcun rappresentante della Regione.
Per giustificare l’assenza, Paolo Brutti, presidente della Commissione del Consiglio Regionale sulle infiltrazioni mafiose, ne ha lamentato la sospensione dovuta a ragioni “che nulla hanno a che vedere con la natura e la missione di questo organo, legate agli equilibri politici tra maggioranza e minoranza”. Ha tentato lo scaricabarile: sarebbe mancata “un’azione lungimirante della Presidenza del Consiglio”. Niente in verità avrebbe impedito a Brutti d’essere presente a Foligno, da presidente o da “semplice” consigliere. La sua dichiarazione è la classica toppa peggiore del buco.
Su "micropolis" di marzo 2012 con il titolo Smemorata
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