29.4.18

Chioschetti a Catania. Un bicchiere di limone al limone (Corrado Trevisan 1989)

Pare che a Catania qualcosa sia rimasto della cultura dei chioschetti, quasi trent'anni dopo quest'articolo, ed anche a Palermo e  in altre località siciliane. Mi auguro che non si tratti solo di facciata, perché mi è già accaduto di verificare in locali che vantavano antiche ed intatte tradizioni, un abbandono della artigianalità, un deteriore piegarsi alle mode. (S.L.L.)

Una volta parlare di venditori d'acqua pareva quasi un’assurdità, oppure rievocava mitiche immagini di paesi africani assolati e riarsi. Oggi invece è diventato un grande «business», le vendite delle acque minerali hanno raggiunto quelle del vino e qualche magnate del settore è diventato ricco a tal punto da poter sponsorizzare con munificenza anche i raduni di Comunione e Liberazione. Ma le radici antiche resistono e alcune attività ad esse legate rifiutano di sparire. In Sicilia ed in particolare a Catania è ancora molto viva la tradizione dei chioschetti che, nelle principali piazze, offrono bibite al passanti. Non si tratta dei normali rivenditori a caro prezzo di lattine e di bottigliette industriali che infestano tutta l'Italia, ma degli eredi della tradizione dei venditori d'acqua arabi, artigiani che servono sapienti misture di succhi e sciroppi ad un pubblico eterogeneo ed assetato.
Un tempo i chioschi erano frequentati da un pubblico esclusivamente maschile, ora i tempi sono cambiati anche in Sicilia, e dal mattino alla sera una folla eterogenea si assiepa attorno alle vecchie strutture in stile «liberty».
A Catania il patriarca di questa attività è senza dubbio Umberto Costa, un bianco signore che, pur avendo lasciato ormai ai figli la frenetica gestione del chiosco in piazza Spinto Santo, non riesce ad allontanarsi più di qualche metro, continuando a seguire quella che per generazioni è stata l'attività della sua famiglia.
Il suo compito principale è ormai la scelta delle essenze e degli sciroppi, girando per l'Italia seleziona da ogni produttore il meglio.
Dai suoi ricordi scaturiscono immagini remote: i carri che arrivavano in città con le botti di acqua gassata naturale di Paternò, il podestà fascista che nel '29, ritenuti i chioschi luoghi sospetti, forse perché la gente bevendo aveva modo anche di discutere, li spostava dalla piazza principale di Catania. La storia continua con il racconto dei diversi metodi di imbottigliamento - la comparsa delle prime mitiche bottigliette di gazzosa con la chiusura «a pallina», un ricordo quasi proustiano per qualche anziano lettore, in seguito arrivarono i turaccioli di sughero ed infine la rivoluzione dei tappi a corona.
Nel laboratorio annesso al chiosco, una via di mezzo fra una cucina e un laboratorio chimico, i profumi delle essenze e degli agrumi freschi si mescolano in maniera inestricabile; insieme alle misteriose bottiglie degli sciroppi, troneggiano due lunghi cilindri d'acciaio ed allo stupito visitatore, convinto che l’acqua gassata la producano solo i «Grandi» delle minerali, vengono spiegati i segreti della fabbricazione del selz. Attorno al chiosco, aperto dalle 9 alle 24, è un continuo via vai di persone di tutte le età e di tutte le categorie, si fermano un attimo per ristorarsi dalla calura e subito riprendono il loro cammino.
Le specialità della casa, oltre al tradizionale selz al limone o al mandarino, sono il completo orzata, limone e qualche goccia d'anice, il «limone al limone», selz con spremuta di limone e sciroppo di limone, lo «Champagnino», bibita a base di uva passa.
Infine per lutti coloro che, pur di togliersi veramente la sete, sono disponibili a provare qualche gusto un po’ insolito, possiamo consigliare l'antenato ruspante delle bevande del tipo «kìathorade»: un bel bicchiere di acqua al selz con limone e sale.

“L'arcigoloso – l'Unità”, 28 agosto 1989

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