Perfino i fisici, come
categoria quasi altrettanto maschilisti degli economisti, ammettono
che Lise Meitner avrebbe dovuto ricevere il premio Nobel per la
scoperta della fissione nucleare e aver fornito i fondamenti teorici
dai quali sono nati la bomba atomica e le centrali di cui si discute
parecchio, anche in Italia.
Era la terza di otto
figli che i genitori incoraggiavano a studiare, le ragazze meglio se
il francese, che avrebbe consentito loro di lavorare come istitutrice
in una famiglia aristocratica. Ma Lise aveva voti così eccezionali
che il padre le pagò studi privati. All’università di Vienna –
preclusa alle donne, e che dunque non aveva potuto frequentare per la
laurea – , nel 1906 fu la seconda donna a ottenere un dottorato in
fisica con il cupo e geniale Ludwig Boltzmann. Il quale la raccomandò
a Max Planck, all’università di Berlino, che fece eccezione anche
lui: accettò che ne seguisse le lezioni sebbene donna, dopo un anno
ne fece la propria assistente e ne seguì con interesse le ricerche
per identificare vari isotopi di elementi radioattivi insieme a un
altro docente, il chimico Otto Hahn. Quando Hahn ebbe un dipartimento
di radiochimica in proprio, al nuovo Kaiser Wilhelm Institut, la
registrò come “ospite” e solo nel 1913, dopo una battaglia con
l’amministrazione, le fece finalmente pagare uno stipendio.
Come Marie Curie, ma sul
fronte opposto, quando scoppia la guerra mondiale Lise torna in
Austria come infermiera volontaria e applica i raggi X alla medicina,
ma rientra presto in laboratorio e nel 1917 scopre il protoattinio
con Hahn, il quale le affida la direzione del laboratorio di fisica.
Riceve anche il titolo di professore e nel 1926 un quotidiano
berlinese riferisce che «l’Esimia Professoressa Meitner ha
inaugurato l’anno accademico con una lezione di fisica cosmetica»,
invece di cosmologica.
Cocciuta, sicura di sé,
è invitata a tutte le conferenze Solvay dove i colleghi l’ascoltano
con attenzione e prendono nota. In effetti, i suoi anni Venti sono
straordinari: dimostra la stessa creatività teorica e sperimentale
di Enrico Fermi. Scopre che senza emettere radiazione, gli elettroni
passano da un’orbita all’altra nella “nube” che formano
attorno al nucleo di un atomo, un effetto detto Auger, dal nome del
fisico francese che lo misura due anni dopo; che nel decadimento
radioattivo si formano raggi gamma, che il neutrino esiste prima
ancora che qualcuno gli abbia dato un nome; e per la prima volta
osserva positroni-elettroni accoppiati usando una camera a nebbia.
Nel 1930 con il giovane chimico Fritz Strassmann e Hahn partecipa
alla gara per creare elementi più “pesanti” dell’uranio
insieme al gruppo di Rutherford in Inghilterra e di Fermi in Italia.
Nel 1933 Hitler arriva al
potere, iniziano le persecuzioni contro gli ebrei. Per protesta
Strassmann si dimette dalla Società tedesca di chimica e come lei
perde il posto all’università. Lise è diventata protestante da
ragazza, non ci pensa, decide di “tuffarsi nel lavoro” («uno
sbaglio e un male», dirà poi), malgrado l’insistenza del nipote
Otto Frisch che lavora con Niels Bohr a Copenaghen dove ci sarebbe un
posto per lei; e di Einstein che da vent’anni ne parla a tutti come
della “nostra Madame Curie” e l’aspetta negli USA. Ma lei non
vuole interrompere gli esperimenti, dopotutto è cittadina austriaca.
Con l’Anschluss, quell’ultima protezione cade, all’istituto i
colleghi fingono di non vederla e infine protestano: la sua presenza
mette in pericolo tutti. Due fisici olandesi le preparano il viaggio
fino a Copenaghen. Hahn l’accompagna alla stazione e le dà
l’anello di diamanti della madre, per corrompere la polizia nel
caso fosse fermata alla frontiera. Da Copenaghen procede per
Stoccolma e l’istituto Nobel dove per anni ha soltanto una
scrivania perché il direttore, Manne Siegbahn, non tollera femmine
attorno a sé. Torna a spesso a Copenaghen, per incontrare in segreto
Hahn e discutere i risultati degli esperimenti.
Nel dicembre 1938 riceve
da lui una lettera con dati “incomprensibili”. Il nipote venuto a
passare le feste di fine anno con lei, racconta che mentre
passeggiavano nella neve, si siede su un tronco e con una matita e
sulla busta calcola l’energia liberata dalla fissione del nucleo di
uranio bombardato con dei neutroni. Insieme scrivono il modello
teorico che spiega i dati di Hahn e Strassmann e smentisce
l’esistenza degli elementi transuranici prodotti da Fermi.
L’articolo, pubblicato su «Nature» il 16 febbraio 1939, era stato
preceduto da un’indiscrezione di Niels Bohr durante una conferenza
internazionale di fisica negli Stati Uniti. I partecipanti disertano
in massa, con in mente esperimenti analoghi e Fermi, Szilard,
Oppenheimer, Einstein per primi, capiscono subito la potenza che
avrebbe un ordigno a fissione. Quando il governo americano vara il
progetto Manhattan, nel 1943, Oppenheimer fa chiedere a Lise Meitner
di parteciparci e lei rifiuta con orrore. Otto Hahn che ha pubblicato
con Strassmann una descrizione dell’esperimento nel quale non
figura il nome di Lise Meitner (saggia precauzione) è già stato
reclutato per il progetto tedesco al quale dà un contributo
marginale. Strassmann è fra gli inaffidabili, il che gli ha evitato
i controlli dei servizi di sicurezza, per fortuna: nasconde in casa
propria un amico ebreo.
Nel 1945 Hahn viene
catturato dagli inglesi insieme ad altri fisici che ci partecipavano
e portato con loro a Farm Hall, una villa vicino a Cambridge, dove
apprende di aver ricevuto il premio Nobel per la chimica (per il
1944, anno in cui non era stato assegnato; lo ritirerà nel 1946),
per la fissione dell’atomo. In pubblico Lise Meitner e Fritz
Strassmann dichiarano che lo ha meritato e non solo per quel
risultato. In privato, per una volta lei lo aveva rimproverato:
«Avete lavorato tutti quanti per la Germania nazista, per placarvi
la coscienza avete aiutato qua e là un perseguitato, ma avete
lasciato che milioni di esseri umani fossero assassinati senza la
minima protesta.»
In pensione dal 1954,
Lise va a vivere a Cambridge vicino al nipote. Continua a
corrispondere affettuosamente con Hahn fino alla morte di lui, il 28
luglio 1968, tre mesi prima della propria. Nel 1997, il suo nome
viene dato a un nuovo elemento transuranico, il meitnerio. Quanto a
Strassmann, un albero lo commemora sul viale dei Giusti che porta al
memoriale dell’Olocausto, a Gerusalemme.
Dal sito “Enciclopedia
delle donne”
Nessun commento:
Posta un commento