Nella sala della
Triennale si trasformano in star. Sfilano in 150, appese al loro filo
tradizionale, anonime o quasi, oggetti umili, forse banali. Di rado
firmate da famosi designer e architetti, non richiedono pubblicità e
visibilità tv. Eppure arrivano dal mondo intero nelle fogge più
svariate, nei materiali più diversi, nei colori più brillanti. Sono
le mollette.
Solo in Italia se ne
vendono 400 milioni l’anno. In molti le collezionano: un
australiano assicura di possederne 2300 tipi. I curatori della mostra
Mollette da bucato - Giulio Iacchetti, Paolo Garberoglio,
Elisa Testori - sono collezionisti e i primi due, pure designer.
Mollette di mille colori
e materiali, quindi. Oltre a quella consueta di legno con ferretto. A
idearla così fu David M. Smith nel 1853 a Springfield (Vermont), ma
gli inventori pare fossero gli Shaker americani a metà ‘700, come
indicano i due semplici pezzi sagomati di legno, legati da fascetta
in ferro. Poi, nell’800 gli zigani in Inghilterra le preparavano su
commissione. In mostra ne compare una in argento sterling 1890, come
piaceva alla regina Vittoria. Anni 40: il Giappone le preferisce
verdi in legno e acciaio; negli Usa ci si sbizzarrisce a migliorarne
l’uso con la Two Way in legno da afferrare sempre nel senso giusto.
Si continua con le fortunate Clean-Grip in plastica. Rosse, gialle,
blu. Con i personaggi: bambini, gattini. Adorate dai più piccoli,
come la “Dolly beg”, una bambolina in legno con la testa a
pomello per la presa. Talora la molletta riflette costumi e storia
dei Paesi, Pin ups 1950 Hollywood in alluminio lucente, è tutta
curve, modello Marilyn. Mentre in India e Bangladesh negli Anni 90 si
usavano materiali di scarto e la Corea sceglieva il bambù.
La Danimarca Anni 60
raddoppia la molletta con filo interno adatto al kit da viaggio per
mini bucato. Il ‘69 in Francia la ricava da una striscia continua
di acciaio marino. Trionfano simboliche fogge animali. Ecco
Hirondelle, la rondinella francese rossa e tondetta, in Giappone c’è
l’uccellino giallo seduto a meditare, Stormo prodotta in Italia nel
1998 in policarbonato ricrea l’immagine del volo. Divertono i
coccodrilli, Kaiman in plastica verde, diventa icona nell’Italia
Anni 70. Crocodila 1990 è portoghese in plastica e gomma bicolore.
Non mancano gli squali: è blu di molte sfumature il tedesco 1996 con
fessura per innesto sul filo. Qualcuno le firmava già negli Anni 70
come Sergio Tontarelli in Italia 1978. Ma gli Anni 90 puntano alla
funzione: le brasiliane Albuquerque e Silva nel 2002 la immaginano la
molletta per appendere bikini e biancheria.
Iacchetti la disegna nel
2008 per la Coop: polipropilene blu. Flipper di Garberoglio e Carrara
mantiene appaiati i calzini. Silvana Annichiarico, direttrice del
Triennale Design Museum: «Mi piace indagare anche oggetti meno
appariscenti. C’è molto da lavorare su questo manufatto
incredibile e multiuso, un invito ai designer a esplorare vie
future». Intanto sotto la sfilata delle mollette, giganteggiano due
colossali consorelle in legno: comode panchine prodotte da Riva dal
1920.
“La Stampa”, 28
ottobre 2017
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