E’ contenuta in quest’articolo da
Parigi la prima notizia dell’uscita (postuma) per Gallimard del secondo e terzo
volume della progettata Storia della
sessualità di Michel Foucault. I due volumi appena un anno dopo furono
tradotti in italiano e pubblicati da Feltrinelli, suscitando vari commenti. Io
credo che si tratti di due libri molto belli, pieni di notizie imprevedibili e
di annotazioni profonde e spiazzanti. Ne dirò di più altrove e ne “posterò” qualche
brano. Qui voglio sottolineare la sostanziale esattezza – a mio avviso – della
lettura di Elena Guicciardi. Foucault qui torna a una visione “illuministica”
del processo storico e la corrobora di argomentazioni: secondo lo studioso
francese il cristianesimo interrompe la civiltà e la libertà antiche
inaugurando l’età di mezzo e la
storia della sessualità ne è la dimostrazione tangibile. Questa peculiare
“classicità “ dell’ultimo Foucault ha, a
mio parere, un’impronta prevalentemente stoica. (S.L.L.)
La notizia della morte di Michel
Foucault ha coinciso esattamente con la pubblicazione presso l'editore
Gallimard del secondo e terzo volume della sua Storia della sessualità: L'usage
des plaisirs (pagg. 286, franchi 85), che riguarda la problematica sessuale
nella Grecia classica, e Le souci de soi
(pagg. 284, franchi 85), che ne delinea l'evoluzione ulteriore attraverso il
pensiero di autori pagani del I e II secolo dopo Cristo.
In un volume introduttivo, La volontà di sapere, uscito nel 1976,
Foucault aveva esposto il suo progetto iniziale, che non era di ricostruire una
storia dei comportamenti sessuali, ma di capire il processo per cui, nelle
società occidentali moderne, si è costituita una "esperienza della
sessualità": concetto che, nella sua connotazione attuale, comincia a emergere
soltanto all'inizio dell'Ottocento. Dopo questo primo volume, il filosofo si
era chiuso in un lungo silenzio, rinviando di anno in anno la pubblicazione dei
volumi successivi (nel frattempo aveva pubblicato soltanto due testi minori,
uno di presentazione alle memorie di un ermafrodita, Herculine Barbin, detta
Alexine B, il secondo intitolato Les
desordres de famille, in cui utilizzava del materiale d'archivio per
dimostrare gli abusi delle "Lettres de cachet" sotto l'ancien règime). Questa lunga gestazione
e il conseguente stress, che ha certamente influito sulla salute dell' autore,
si spiega con il fatto che, strada facendo, Foucault ha notevolmente modificato
il suo progetto iniziale e approfondito il campo delle sue indagini, usando gli
strumenti della "nuova storia" e improvvisandosi grecista e latinista
per esplorare un materiale immenso: non solo la produzione dei filosofi dell'antichità
classica, ma i codici giuridici, i trattati di medicina e di dietetica, o i
lavori esoterici, ma assai rivelatori, come Le
chiavi dei sogni di Artemidoro.
Da quest' enorme fatica sono
risultati due saggi di un'originalità assoluta. Conoscendo l' impegno di
Foucault che, come sociologo, si è sempre proposto - da La storia della follia alla Nascita
della clinica e a Sorvegliare e
punire - di denunciare le istituzioni di una società repressiva e, come
militante di sinistra, si è sempre mobilitato per la causa dei diritti civili e
soprattutto contro gli abusi del sistema penitenziario, si poteva presumere che
avrebbe abbordato anche questa "storia della sessualità" dal punto di
vista della repressione del potere politico e religioso e della lotta di
emancipazione. Invece Foucault demolisce precisamente il pregiudizio corrente che
presenta la sessualità come una "invariante", nel senso che "se
essa si manifesta sotto forme storicamente singolari, è per effetto dei diversi
meccanismi di repressione ai quali, in qualsiasi società, si trova
esposta". Foucault dunque non ha voluto scrivere una storia della
repressione, né delle pratiche sessuali iscritte in un determinato contesto
sociale; ma, come egli stesso spiega, "una storia del modo in cui il
piacere, i desideri, i comportamenti sessuali sono stati problematizzati e
pensati nell'antichità in riferimento a una certa arte del vivere". Perché,
si è chiesto, il comportamento sessuale e il piacere sono oggetto di
preoccupazioni morali in una società permissiva come quella dell'antica Grecia,
in cui non esistono tabù (salvo quello dell'incesto)? La sua riflessione parte
dal giudizio di valore sullo stesso atto sessuale: mentre il cristianesimo lo
assocerà all'idea del peccato e della morte, autorizzandolo unicamente nell'
ambito del matrimonio e ai soli fini della procreazione, l'antichità gli riconosce
dei valori positivi e non ne limita rigorosamente la pratica. Aldilà di queste
generalità, l'autore dimostra il perdurare dei timori circa gli abusi del sesso
e la conseguente esaltazione di certi valori ascetici. Ma sottolinea subito una
differenza fondamentale: nel pensiero antico, le esigenze d'austerità non sono
organizzate in un codice morale autoritario, imposto a tutti, bensì
rappresentano un "surplus", quasi un "lusso",
caratteristico dell' uomo libero, capace di assumerle responsabilmente. Non
bisogna dimenticare che la morale volontaristica è una morale virile: essa è
propria soltanto degli uomini adulti, nati liberi, considerati come
"soggetti" di una sessualità "attiva". Non riguarda invece
direttamente né le donne, né gli schiavi, né gli adolescenti, assimilati nella
categoria "passiva" dei "partners-oggetto". Si tratta di
una distinzione essenziale. Sul piano della sessualità, questo rapporto fra
dominatori e dominati si esprime nell'atto di penetrazione virile: perciò per
l' uomo libero la vergogna peggiore è di essere "passivo", mentre la
relazione saffica è condannata (ma non vietata), in quanto la lesbica attiva
usurpa una prerogativa maschile. A prescindere da questa norma fondamentale,
gli antichi non hanno pregiudizi sulla forma che può rivestire l'atto sessuale:
per loro, la discriminazione fra omo e eterosessualità non ha senso e la
bisessualità è un fenomeno naturale, vissuto senza problemi. Nella pratica dei
piaceri che i greci designano col termine generale di "afrodisia",
tradotto dai latini in "venerea", i pensatori antichi condannano gli
abusi, ma soprattutto per considerazioni mediche, allo stesso modo in cui
condannano l' eccesso nel mangiare o nel bere. (Secondo Platone, la lussuria è
una manifestazione patologica, suscettibile di provocare la fuoruscita dello
sperma dal midollo osseo, da cui lo si suppone veicolato; secondo altri autori,
essa può dar luogo a una pericolosa effervescenza del sangue o a fenomeni di
tipo epilettico). L' uso moderato del piacere sarà regolato in funzione delle
ore del giorno e delle stagioni, di considerazioni climatiche ed igieniche
spesso curiose. Ad esempio, un trattato di dietetica, che appartiene alla
tradizione ippocratica, prescrive di osservare d' inverno una dieta a base di
carne arrostita e di legumi secchi; e di intensificare al tempo stesso gli
esercizi ginnici e le pratiche amorose, specie per gli uomini già anziani, che
hanno tendenza a raffreddarsi. In primavera, sarà meglio nutrirsi di carne
bollita e di verdure lesse, far molti bagni e guardarsi da troppo frequenti
amplessi. L' estate si consigliano vini e cibi leggeri e la massima astinenza
sessuale. Qual è la condizione della donna in un contesto contrassegnato dai
soli valori virili? Ponendosi nella prospettiva del maschio dominatore, il
Contro Nerea attribuito a Demostene distingue tre categorie: "le
cortigiane per il piacere; le concubine per le cure quotidiane; le spose per
avere una discendenza legittima e una guardiana fedele del focolare".
Tuttavia a questa visione "machista" corrisponde una realtà assai più
sfumata. E' vero che, nella pratica sociale, l' obbligo di fedeltà è a senso
unico (benchè i filosofi raccomandino la reciprocità): solo la donna è
passibile di sanzioni in caso di adulterio - non avrà più diritto di assistere
alle cerimonie del culto pubblico -, mentre per l' uomo sposato è lecito avere
avventure extra-coniugali con partners dell' uno o l' altro sesso, purchè non
si tratti di donne sposate di buona condizione sociale. Questa libertà del
maschio è però limitata da un certo numero di obblighi: per esempio, secondo
una legge di Solone il marito dovrà soddisfare la moglie almeno tre volte al
mese, se è un' "ereditiera". Inoltre l' uomo dovrà comportarsi da
pedagogo amorevole nei confronti della giovane sposa: una volta addestrata al
buon governo della casa e del patrimonio familiare, le assicurerà una posizione
previlegiata, di associazione economica, nell' ambito domestico. Molti più
problemi suscita l' amore fra l' uomo adulto e l' adolescente. La società greca
ha non solo tollerato, ma esaltato questo rapporto, che è però fonte di
inquietudine per i moralisti. Posto sotto gli auspici del celeste Urano, quest'
amore rivolto a un "oggetto" nobile - il ragazzo ben nato, simbolo
della bellezza, del vigore e dell' intelligenza - è problematico, perchè la
posta in gioco è l' onore del futuro adulto. Se l' adolescente, in una delicata
fase di transizione, si lascia sedurre da individui vili, se si concede troppo
facilmente, se ha un comportamento effeminato o si prostituisce per danaro,
rovinerà per sempre la sua reputazione. Di qui la definizione di precetti
minuziosi, che costituiscono una sorta di codice dell' "amor
cortese". L' adolescente si trova un po' nella situazione che, nell'
Ottocento, sarà quello della ragazza da marito: deve star attento a non
compromettersi nella fase del corteggiamento e difendere entro certi limiti la
sua virtù. Se non è di origine servile, sarà però libero delle sue scelte e
giudicato in base ad esse. Dovrà concedersi non in funzione del piacere, ma
delle garanzie morali e sociali che il partner più anziano può offrirgli:
cercarsi dunque anzitutto un protettore e una guida. Questo tipo di rapporto è
fragile e normalmente destinato a rompersi appena l' adolescente diventa adulto
(cioè quando gli spunta la barba). Per rimediare a tale precarietà, i filosofi
esaltano la "philia", il rapporto d' amicizia che solo può
consolidare durevolmente la relazione sessuale; molti raccomandano addirittura
l' astinenza totale, come unico modo per sublimare una infatuazione passeggera.
E' in una forma di ascetismo fondata non su leggi imposte dall'esterno, ma
sull'autocontrollo e la responsabilizzazione, che Foucault identifica quella
"arte del vivere" superiore vantata dai filosofi dell'antichità, che implicitamente
egli propone come modello ideale, valido ancora oggi. E’ questo, forse, il suo
testamento.
Nel terzo volume di questa Storia della sessualità, Michel Foucault
illustra il consolidamento di una morale di austerità attraverso le
testimonianze di filosofi e medici del I e II secolo, da Soranus a Rufus di
Efeso, da Musonio a Seneca, da Plutarco a Epitteto, a Marc' Aurelio: vale a
dire l'insorgere di una crescente "diffidenza nei confronti dei piaceri,
l'insistenza sugli effetti (negativi) dei loro abusi per il corpo e per l'anima,
la valorizzazione del matrimonio e degli obblighi coniugali, la disaffezione
nei confronti dei significati spirituali attribuiti all'amore per i
ragazzi".
Gli autori cristiani
recupereranno molti di questi temi, per cui non ci sarebbe una rottura con la
morale antica. Ma questa continuità, dice Foucault, è illusoria. Se si
manifesta attraverso il perdurare di certi precetti di temperanza, l'etica
sottesa si fonda invece su premesse opposte. Infatti, il fine a cui mira la
morale antica è il perfezionamento dell'uomo libero, inteso come
"soggetto" della propria vita e della propria sessualità, e la
"stilizzazione" dei suoi rapporti con gli altri, dettata da
preoccupazioni non solo morali e sociali, ma anche estetiche. La morale
cristiana si elabora invece a partire da una visione ontologica dell'uomo
condizionato dalla caduta di Adamo. Questo sarebbe dovuto essere l'argomento
del quarto ed ultimo volume di questa Storia
della sessualità, intitolato Les
aveux de la chair, le confessioni della carne. Purtroppo rimarrà alla stato
di progetto.
“la Repubblica”, 27 giugno 1984
Nessun commento:
Posta un commento