A parte il castagno e l’ulivo,
gli alberi da frutto difficilmente vengono considerati alberi monumentali,
anche perché ciliegi, peschi, peri, pruni, meli o cachi difficilmente
raggiungono dimensioni ragguardevoli ed eccezionalmente superano il secolo di
vita. Alcuni anni fa l'associazione «Patriarchi della natura» curò la
pubblicazione di un doppio volume dedicato agli alberi da frutto monumentali in
Emilia Romagna (scaricabile dal sito della regione o da www.patriarchinatura.it ) che ha
tolto di mezzo ogni dubbio: monumentale non significa soltanto mastodontico.
E così abbiamo scoperto che nel
paesaggio agrario italiano esistono peri e meli bicentenari, melograni
tricentenari, viti di quattro e seicento cui abbiamo una prima definizione da
anni (in Trentino). E carrubi millenari, come se ne segnalano e ne ho potuti
abbracciare (con gli occhi) nelle tenutete del Ragusano, in terra di Sicilia.
Una pianta che può superare i cento anni di età è quella che ai nostri
occhi raramente supera la soglia
dell'arbusto, ovvero il corbezzolo (Arbutus
unedo), già conosciuto dai romani, e di cui abbiamo una prima definizione
Plinio parte dell'immancabile Plinio il Vecchio (editori, sveglia! Manca un'edizione
integrale del suo Naturalis historia
in versione tascabile). Proprio la seconda parte della nomenclatura botanica
dell'albero, coniata da Carlo Linneo, cioè «unedo»,
deriva dal fatto che Plinio non lo reputasse un frutto di valore, e quindi
mangiandone uno non si sarebbe percepito il bisogno di continuare. Quanto si
sbagliava!
Se esiste un frutto dal sapore
squisito, delicato e stimolante, è proprio il corbezzolo maturo. Ecco da dove
nasce la popolare espressione «Corbezzoli!». Talvolta se ne trovano addirittura
nei parchi di ville storiche, come è capitato a chi scrive mentre si trovava a
Varese nel giardino di Villa Panza, dove esiste una colonia dominata da un
esemplare ultrasecolare spaccato al centro.
Ma se ne trovano soprattutto lungo
la fascia prealpina, in Maremma e nei territori collinari dell'Appennino, fino
alle isole, dove si segnalano esemplari con tronchi di 2 metri e mezzo di
circonferenza. A fine novembre i frutti, di
rosso cardinale, quasi macerante, pendono dai ramoscelli, si spolpano fra le
dita e deliziano il palato di chi osa.
Qualche lettore ricorderà che nel
Risorgimento il corbezzolo era considerato un albero patriottico, perché a fine
autunno presenta, contemporaneamente, il bianco dei fiori a forma di piccolo
canestro raccolti in racemi, il verde del fogliame, il rosso dei frutti maturi,
i tre colori della bandiera dell'allora nascente Italia.
Nessun commento:
Posta un commento