L’assessore siciliano Mario Centorrino, che ha la delega alla Formazione nella giunta neomilazzista di Lombardo, se l’è presa l’altro ieri con Camilleri, Tomasi di Lampedusa e Sciascia che sarebbero “una sorta di 'sfiga' nei confronti della Sicilia”. La frase è stata giustamente rilevata e sanzionata da molti commentatori. Non posso che aggiungermi al coro e comunicare l’impressione che il Centorrino non ami né la letteratura né la verità.
Ai più, tuttavia, forse è sfuggita qualche altra battuta che l’assessore, un economista iscritto al Pd, si è lasciato sfuggire a Siracusa, in occasione degli Stati generali dell'autonomia. L’uomo parla di nuovo protagonismo del territorio, anche nelle dinamiche relative alle grandi vertenze del lavoro. Ha detto: "La questione del futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, ad esempio, oggi la sta trattando il presidente Lombardo, nel senso di livello istituzionale territoriale. Pensate che grande differenza rispetto a dieci anni fa, quando una simile vicenda l'avrebbe trattata un ministro del governo nazionale".
La domanda che volentieri gli rivolgeremmo è secca: tutto ciò è un bene o un male? Oppure, per dirla in un altro modo, la derubricazione da questione nazionale a piccola vertenza territoriale della vicenda aiuta o no gli operai di quello stabilimento conservare il lavoro? Aiuta o no la Sicilia a mantenere la sua base produttiva? La mia impressione netta è che la risposta sia no. Tutt’al più il ruolo più importante che in apparenza esercita il governo regionale può soddisfare la vanità di Lombardo (e di Centorrino). Dire “con Marchionne ci parlo io” è consolazione risibile e ridicola se poi Marchionne ti manda a quel paese.
L’affermazione poi che si starebbe “sostituendo una rappresentanza territoriale a una rappresentanza politica con la quale abbiamo perso contatti e che non ci dice più niente” è involontariamente comica. Sono giorni in cui su una questione fondamentale per la Sicilia - le scelte energetiche, le centrali nucleari e la loro dislocazione - il governo ha ribadito le sue arcinote intenzioni e la volontà di ignorare le istanze delle Regioni, inclusa l’autonoma Regione siciliana. Poco importa che il suo “parlamentino” in maniera pressoché unanime abbia votato una mozione contraria; Berlusconi, Scajola & C hanno mandato a dire ai siciliani: “Noi siamo noi e voi non siete un tubo”. E’ assolutamente vero che ministri come Alfano o come la graziosa Prestigiacomo, servitori obbedienti, sembrano aver perso i contatti con le genti dell’isola e non hanno osato fatto sentire un loro benché timido distinguo, ma l’ascarismo di costoro non aumenta il peso del governo e del parlamento siciliano che resta assai vicino allo zero.
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