Pare che la linea di difesa di Bertolaso sugli aspetti piccanti della storia di corruzione per cui è indagato l’abbia decisa Berlusconi in persona, uno che di queste cose se ne intende. Quella che il “lord protettore” voleva trovare in albergo non era una bella frega cui voleva dare una “ripassata”, ma una “fisioterapista”, una massaggiatrice che la ripassata l’avrebbe data a lui. L’obiettivo, come sempre, non è essere credibili, ma farla franca. Ho anzi la ferma convinzione che Bertolaso non voglia affatto essere creduto e che si limiti, come succede nelle barzellette di corna, a negare un’evidenza che deve rimanere evidente. Ed ho, anche, il sospetto che non sarebbe affatto contento di passare per un poveretto stressato che soffre di dolori muscolari piuttosto che per un supermaschio che, ovunque sia chiamato ad offrire la sua civile protezione, trova sempre a disposizione una femmina per le “ripassate”. Allo stesso modo credo che Berlusconi si arrabbi assai di più quando si mette in discussione la sua virilità (lo fece una volta, quando era ancora a “Libero”, Feltri) che quando lo si rappresenta come un gran puttaniere in caccia di pollastrelle giovani. Lo stesso Feltri, da quando è passato al fraterno “Giornale”, lo ripete tutte le volte che può: “A Berlusconi piace la gnocca”. E il cavaliere si bea.
La verità è che la modernità del berlusconismo riguarda solo l’uso spregiudicato e sistematico degli strumenti di comunicazione novecenteschi, mentre il suo fondamento è arcaico, perfino ancestrale. Il Cavaliere e i suoi pensano che il consenso del “popolino” si calamiti e si mantenga attraverso l’ostentazione di una maschia potenza. Potenza di mezzi in primo luogo: una ricchezza senza limitazioni la cui capacità di fascinazione cresce nei momenti di crisi. Ma anche il possesso delle donne, sempre disponibili per i dominatori, è considerato importante.
Un’ottantina di anni fa dominava l’Italia un altro Cavaliere. Da Roma, con tecniche arretrate, prima fra tutte il passaparola, gerarchi, gerarchetti e federali diffondevano in tutto il paese notizia delle sue imprese e conquiste amatorie. Tutti e tutte alla fine sapevano delle sveltine di palazzo Venezia, delle favorite del momento, delle decine di “giovani Italiane” che gli si offrivano, anima e corpo, in ogni contrada del Regno. “Sorge il sole, canta il gallo, Mussolini va a cavallo”, poetava allusivo Curzio Malaparte. La leggenda del Duce conquistatore serviva a modello della “maschia gioventù” che “con romana volontà combatterà”: sulla scorta del suo esempio i capimanipolo guidavano le reclute della Milizia fascista a dare il meglio di sè nei casini.
In epoca craxiana i gerarchetti di Ghino di Tacco non si contentavano della costosissima magnificenza dei congressi, ma spesso e volentieri si facevano vedere con belle e disponibili ragazze. Era un tempo di “nani e ballerine” e facevano scalpore le megagalattiche feste organizzate (a spese altrui) da De Michelis. Di un piduista, prima avversario e poi alleato di Craxi, nel suo collegio elettorale umbro, i galoppini raccontavano meraviglie: rivelavano all’inclito e al viandante che a Gubbio, quando arrivava per il festival della fiction, pretendeva di trovare giovanili bellezze sempre nuove, più d’una per volta. Forse non era vero, ma faceva immagine e aumentava la statura (politica) dell’uomo.
Oggi, grazie ad amici ed avversari, tutti sanno, tutti devono sapere delle feste berlusconiche, delle conigliette che le addobbano, delle veline che entrano in politica, di tutto un mondo femminile che il Cav ha sedotto e fatto suo con il fascino del potere, del denaro e delle barzellette. Egli, nelle sue residenze lussuose e protette tra gli altri da Bertolaso, ne offre lo spettacolo ai potenti della terra, agli ospiti, agli amici fedeli. Non gli dispiace neanche che si sappia in giro che sceglie le ministre soprattutto in grazia alla loro avvenenza, scherza sull’argomento e anche le ministre nelle loro telefonate ci scherzano su, né spiace loro di essere considerate preda o orpello.
Al potere che detiene nei confronti di molte donne il Cavaliere allude anche nei suoi diretti contatti con il “popolino”. Circolò alcuni mesi fa un documento visivo. L’ometto andava a salutare e a lodare le efficienti maestranze della ricostruzione post-terremoto. All’arrivo, così da lontano apostrofava gli artefici: “E le donne? Sarete mica gay”. Se ne andava dicendo: “La prossima volta ve porto io le veline”. Lui, il padrone delle femmine. Il video, chi vuole, può trovarlo tuttora a questo link: http://www.abruzzo24ore.tv/news/Berlusconi-agli-operai-nei-cantieri-E-le-donneSarete-mica-gay/11631.htm . Magari, guardandolo bene, si potrà riconoscere nel codazzo qualcuno dei costruttori gaudiosi di cui si parla in questi giorni.
Non manca chi intorno a questa grande messa in scena racconta storie o elabora teorie. Il geniale Sgarbi svela l’arcano: “Da sempre c’è una reciproca attrazione tra belle donne e uomini di potere”. Il domestico Vespa sforna libri su sesso e politica dall’antichità ad oggi. Tutto fa brodo, tutto contribuisce a costruire un’aura sacrale di supermaschi intorno al Cavaliere e ai suoi più fidati compagni d’armi. Qualcuno ha lamentato che nell’affaire Bertolaso-Maddalena l’attenzione del pubblico sia stata concentrata più sulle “ripassate” del Gran Protettore che sulle ipotesi di corruzione. Non si sbaglia; forse è una vera e propria strategia.
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