Chiesa radioattiva
In tutti i settimanali cattolici esce un opuscolo nuclearista. Prodotto da un’agenzia pubblicitaria vicina alle curie, che l’Enel ha inondato di soldi. Guadagnando il convinto sostegno dei vescovi. Per conquistare l’anima dei devoti alla svolta atomica
«Assicurata la sicurezza degli impianti e dei depositi, regolata in maniera severa la produzione, la distribuzione e il commercio di energia nucleare, mi sembra vi siano i presupposti per una politica energetica integrata, che contempli quindi, accanto a forme di energia pulita, anche il nucleare». Parola del cardinale Renato Martino, presidente emerito del Pontificio consiglio della giustizia e della pace. Una presa di posizione che lascia il segno, soprattutto se a riportarla a caratteri cubitali nella quarta di copertina è un opuscolo pro nuclearista dall’ambiguo titolo (“Energia per il futuro”), distribuito gratuitamente in allegato alla maggior parte dei periodici aderenti alla Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc). Si tratta di un’associazione che riunisce ben 168 magazine delle diocesi italiane, per un totale di oltre un milione di copie distribuite: una rete capillare che assicura a qualsiasi azienda una pubblicità di sicuro effetto.
Non c’è da stupirsi, quindi, che l’uscita del libricino abbia accesso polemiche infuocate, soprattutto nei luoghi dove, secondo un dossier di Legambiente, sorgeranno molto probabilmente le nuove centrali nucleari. Don Giorgio Zucchelli, presidente della Fisc, ha chiarito che «la Federazione non c’entra niente con l’opuscolo, che è stato proposto a ogni singolo settimanale dall’agenzia pubblicitaria Mab.q, senza la nostra intermediazione. Ogni periodico ha poi deciso autonomamente se allegare o meno il libricino». Tra questi, ad esempio, L’Amico del Popolo, settimanale cattolico distribuito nell’agrigentino, provincia nella quale potrebbe sorgere - si immagina a Palma di Montechiaro - una nuova centrale. All’accusa «la chiesa locale a favore del nucleare», lanciata sul seguitissimo sito di informazione locale agrigentoweb.it, il direttore del giornale cattolico siciliano, Carmelo Petrone, che come molti altri ha accettato la proposta della Mab.q, non si scompone più di tanto: «è una pubblicità come altre, non rappresenta la nostra posizione ufficiale e in più può aiutare a fare chiarezza sulla questione del nucleare in Italia».
«Anche l’Enel, al pari della Chiesa, non c’entra nulla con l’opuscolo, che è stato una nostra libera iniziativa, totalmente stampata e distribuita a nostre spese. Sperando naturalmente in un interesse futuro da parte di qualche acquirente», commenta Egidio Maggioni della MAb.q, che lungi dall’essere una società di beneficenza è in realtà la concessionaria che si occupa da anni di comunicazione e raccolta per i media cattolici. I possibili acquirenti, quindi, risultano prevedibili. Soprattutto se si tiene presente il forte legame che lega Radio vaticana, Enel e Mab.q.
L’emittente pontificia, infatti, era in una crisi economica fortissima prima che, a luglio scorso, decidesse di aprire le sue trasmissioni alla pubblicità, affidandosi ai sacri servigi della MAb.q. Primo inserzionista, proprio l’Enel, che ha subito acquistato lo spazio per una campagna da ben 300 passaggi pubblicitari, iniziata il 6 luglio e terminata il 27 settembre 2009, con uno spot in 5 lingue appositamente studiato per la radio del papa e confezionato sempre dalla Mab.q.
Finanziatori a parte, il colorato opuscolo inizia con il capitolo dal titolo «La chiesa e il nucleare», dove si premette che il Vaticano è favorevole da molto tempo al ripristino nel nostro Paese delle centrali atomiche per uso civile, facendo tra l’altro parte fin dalla sua fondazione dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, al cui interno sono presenti però anche Paesi che usano l’atomo per scopi militari.
Anzi, dalle due paginette del capitolo si evince come la Chiesa si sia addirittura rivelata più «lungimirante» di molti Stati (tra cui quello italiano, che nel 1987, sulla scia del disastro di Cernobyl aveva abbandonato il nucleare dopo un partecipato referendum) appoggiando sempre l’uso di questa «fonte energetica pacifica», senza mai guardarla, come dice il cardinal Martino «con gli occhi del pregiudizio ideologico ma con quelli dell’intelligenza, della ragionevolezza umana e della scienza». «Una linea perfettamente mantenuta da Benedetto XVI - rassicura il libello ai fedeli - sulla scia dei suoi predecessori, primo fra tutti Paolo VI, che nell’enciclica Populorum progressio definiva lo sviluppo come «il nuovo nome della pace». Papa Ratzinger ha infatti auspicato l’uso pacifico della tecnologia nucleare, a patto che i pilastri sui quali si fonda la sua diffusione a livello mondiale siano effettivamente la sicurezza e lo sviluppo».
L’opuscolo, lungo 47 pagine, arriva con perfetto tempismo rispetto al dibattito che si sta svolgendo nel Paese dopo la legge 99/09, che sancisce ufficialmente la possibilità di costruire nuove centrali sul territorio nazionale. Legge impugnata dalla maggior parte delle Regioni italiane che non vogliono nessuno degli 8 reattori previsti sul proprio territorio. Ed è stato distribuito saggiamente proprio nei giorni che hanno preceduto l’iter dei passaggi parlamentari per l’approvazione dello schema di decreto legislativo sulla «disciplina della localizzazione, realizzazione ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio, nonché delle misure compensative e delle campagne informative».
«Energia per il futuro», continua spiegando in brevi e lacunosi capitoli cosa sia il nucleare e quali benefici apporterà all’Italia, soprattutto grazie alla riduzione dei costi dell’energia elettrica e delle emissioni inquinanti nell’atmosfera. Si aprono poi 10 capitoletti che hanno la pretesa di rispondere ad altrettante «domande fondamentali» sull’energia dell’atomo, per rassicurare la popolazione. Tra questi: «Il nucleare è davvero sicuro?»; «Potrebbe accadere una nuova Cernobyl?»; «Non è possibile risolvere il deficit energetico italiano puntando su altre fonti energetiche pulite?». Le risposte sono sempre rassicuranti, avvallate in fine dal parere di due autorevoli esperti, gli unici intervistati dagli autori del libro: Francesco De Falco, amministratore delegato di Sviluppo nucleare Italia, joint venture creata dalla francese Edf ed Enel per la costruzione dei reattori di terza generazione in Italia. E Marco Enrico Ricotti, professore ordinario presso il dipartimento Energia del Politecnico di Milano. Se dal primo non ci si aspettava altro che un parere favorevole, quest’ultimo invece rassicura addirittura i fedeli lettori sulla sicurezza delle centrali paragonando la scarsa probabilità di un incidente atomico con quelle di un incidente stradale o aereo, nettamente superiori.
Anche i benefici economici per il Paese delle nuove centrali sono assunti come “vangelo” ma non viene detto ai lettori che alle aziende italiane, anche dell’indotto, toccherà la fetta più piccola nella costruzione mentre il 60 per cento dei lavori andrà, come da accordi tra Italia e Francia, alla francese Areva. Soprattutto, non cè accenno al fatto che le centrali di terza generazione in costruzione, sempre da Areva, in Francia e Finlandia hanno aumentato i tempi e i costi previsti per la realizzazione.
I dubbi e le lacune sono troppe in questo opuscolo che ha la pretesa di voler «fornire un quadro completo della situazione energetica italiana e mondiale»; forse, se a commissionarlo fosse stato il Vaticano o l’Enel, sarebbe stato meglio, o quanto meno più accurato.
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