Vidi, con un fremito di avidità e di speranza, il mucchio dove i cucinieri buttavano le immondezze superstiti. Nel turbine buio della neve mi chinai esasperato a frugare dentro il carotame residuo, con mani ghiacciate, incapaci quasi a prendere, con occhi che quasi non vedevano più. Raccattai alcuni torsoli terrosi e bucce delle patate e quando n'ebbi piene le due mani quel cibo avidamente me lo recai alle labbra, masticavo avido, sentivo la sabbia tra i denti, deglutii tutto con la voracità della bestia. Lacrime orribili mi rigavano la faccia e la volevo celare nella notte, ma i torsoli erano, sotto i molari, delizioso legno; un'ombra sorse, sulla crosta ghiacciata del terreno, a contendermi la mia fortuna.
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