Il listino di Catiuscia non è gran cosa. Puro ceto politico, anagraficamente vecchio, scelto per esclusive ragioni di opportunità: il nenciniano Rometti e il dilibertiano Carpinelli per garantire alla candidata presidente i voti dei rispettivi gruppetti che l'elettorato potrebbe far sparire dal consiglio regionale, il neodipietrista Brutti per assicurarsi l'apporto di un partito personale dato in ascesa, i piddini Bottini Bracco e Rossi per rispettare gli equilibri interni del partitone. Sembra che non pochi, nell'assemblea del Pd con potere deliberante (è difficile e inutile ricordarne il nome, viste le stravaganze e le frequenti modifiche statutarie), siano rimasti scontenti. Parlano di sedie volanti nella bocciofila e di bocce tutt'altro che ferme. La scontentezza riguarda soprattutto la presenza femminile, nulla nel listino, scarsa e debole nelle liste provinciali; ma riguarda anche la composizione del listino dei garantiti. La presenza in esso di Bracco e Brutti, cognati, se non suscita la pietà del celebre verso dantesco, comunque produce una sgradevole impressione. Siamo chiari: Bracco e Brutti non sono i peggiori politici di mestiere che Perugia e l'Umbria abbiano prodotto. Sono colti e intelligenti, oltre che pieni di esperienza, e non è affatto detto che siano sempre d'accordo. Hanno storie politiche e collocazioni partitiche diverse e a quanto pare, a differenza dei cognati della Divina Commedia, non si amano affatto.
Ma l'intelligenza è fatta anche dal senso dell'opportunità, che in questo caso è mancato. A sconsigliare la compresenza del listino, del resto, non era soltanto la parentela acquisita, ma anche il loro cursus honorum, e quello delle mogli. L'avvocata Tossi Brutti, due volte senatrice, è stata poi nel Consiglio superiore della magistratura e ha fatto il vicesindaco a Perugia. La dottoressa Brutti Bracco non vanta carriere politiche, ma un passato di potente dirigente nel Comune capoluogo, in un ruolo che con la politica è fortemente compenetrato. L'Umbria è stata la prima regione a dotarsi di una legge per la famiglia e Perugia è molto attenta alle relazioni familiari: le pubbliche carriere della doppia coppia non possono passare inosservate.
Tutto ciò doveva consigliare ad almeno uno dei cognati (meglio ancora se a tutti e due) di tirarsi fuori dal listino e, caso mai, di cercare l'elezione attraverso le preferenze nelle liste provinciali. Ed avrebbero di sicuro guadagnato nella pubblica stima se non si fossero ricandidati per niente.
Si dice che un orribile senso di vuoto sopravvenga nei politicanti quando rimangono senza carica e che la loro angosciosa domanda in ogni consesso sia "e io che faccio?", ovviamente riferita a un ruolo politico ufficiale e retribuito. Ma da due intellettuali come Bracco e Brutti ci saremmo aspettati un approccio diverso. Due con la loro preparazione e con la loro esperienza potrebbero offrire al dibattito pubblico un contributo di idee e di proposte ancora più significativo se libero dai condizionamenti della politica politicante. Perché non lo fanno? Perché non aiutano un ringiovanimento nelle pubbliche istituzioni che tanti riconoscono come urgente? Perché gente come loro si attacca alla poltrona o ne cerca affannosamente un'altra, quando l'ha perduta? Lo fanno per i soldi, che non bastano mai? Neanche a loro che potrebbero averne accumulati tanti?
Se è così ditelo. E non fate tanto i padri nobili.
Ma l'intelligenza è fatta anche dal senso dell'opportunità, che in questo caso è mancato. A sconsigliare la compresenza del listino, del resto, non era soltanto la parentela acquisita, ma anche il loro cursus honorum, e quello delle mogli. L'avvocata Tossi Brutti, due volte senatrice, è stata poi nel Consiglio superiore della magistratura e ha fatto il vicesindaco a Perugia. La dottoressa Brutti Bracco non vanta carriere politiche, ma un passato di potente dirigente nel Comune capoluogo, in un ruolo che con la politica è fortemente compenetrato. L'Umbria è stata la prima regione a dotarsi di una legge per la famiglia e Perugia è molto attenta alle relazioni familiari: le pubbliche carriere della doppia coppia non possono passare inosservate.
Tutto ciò doveva consigliare ad almeno uno dei cognati (meglio ancora se a tutti e due) di tirarsi fuori dal listino e, caso mai, di cercare l'elezione attraverso le preferenze nelle liste provinciali. Ed avrebbero di sicuro guadagnato nella pubblica stima se non si fossero ricandidati per niente.
Si dice che un orribile senso di vuoto sopravvenga nei politicanti quando rimangono senza carica e che la loro angosciosa domanda in ogni consesso sia "e io che faccio?", ovviamente riferita a un ruolo politico ufficiale e retribuito. Ma da due intellettuali come Bracco e Brutti ci saremmo aspettati un approccio diverso. Due con la loro preparazione e con la loro esperienza potrebbero offrire al dibattito pubblico un contributo di idee e di proposte ancora più significativo se libero dai condizionamenti della politica politicante. Perché non lo fanno? Perché non aiutano un ringiovanimento nelle pubbliche istituzioni che tanti riconoscono come urgente? Perché gente come loro si attacca alla poltrona o ne cerca affannosamente un'altra, quando l'ha perduta? Lo fanno per i soldi, che non bastano mai? Neanche a loro che potrebbero averne accumulati tanti?
Se è così ditelo. E non fate tanto i padri nobili.
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