Il 24 marzo scorso a Pavia in piazza della Vittoria Beppe Grillo ha arringato i presenti ad «alzare il culo dalla televisione e...» ...sputare lacrime e sangue sui marciapiedi e nel sociale? No: ad accomodarsi «davanti a un computer». Berlusconi e Grillo: due miliardari che guardano populisticamente a opposti spazi sociali mutuando le stesse strategie di marketing, quelle che invitano a rimanere domestici nonché passivi consumatori solitari di pubblicità (quella televisiva per Berlusconi; la rete per Grillo) limitando così i rapporti sociali al proprio ghetto.
La tecnica di imbonimento riprende il "treppo" (la stessa delle televendite) tecnica che in Lombardia ha avuto precursori illustri in personaggi come Adriano Callegari e Antonio Cavallini, cantastorie di strada che vivevano gabbando contadini e benpensanti sulle aie delle cascine e nelle piazze (il loro "imbonimento del papa Giovanni" – un must del mondo popolare padano – lo studiano nelle università e nei corsi di comunicazione aziendale). Funziona così: l'imbonitore parla parla parla (parole a volte urlate, oppure suadenti e plausibili quanto prive di senso) e progressivamente sposta l'attenzione sul prodotto da piazzare, scegliendo il momento migliore per la "rottura", ovvero la vendita: della catenina di papa Giovanni «fosforescente e luminoso in sette colori» per Callegari e Cavallini; dell'e-commerce panacea dei mali del mondo per Grillo. Illuminante più della sua catenina, tempo fa Adriano Callegari ironizzava che «Il primo dono di natura di un contastorie è essere convinto di quello che dice. Per fare credere alla gente che queste cose sono vere bisogna che prima ne sia convinto io».
Subito dopo le elezioni, tra i nemici del (suo) popolo, il genovese ha ascritto nientemeno che Luigi De Magistris, eletto al Parlamento europeo come indipendente nelle liste di Italia dei Valori «con il voto dei grillini» (eccapirai), mentre ora l'ex magistrato prova a ritagliarsi uno spazio politico autonomo, al di fuori della gabbietta entro cui il partito della Casaleggio (la società che gestisce Grillo e il blog di Antonio Di Pietro) lo vorrebbe recluso: guai a proporre un nuovo soggetto democratico che spazi tra Vendola e il "popolo viola"; guai a immaginare un flessibile referente nazionale per le sempre più numerose liste civiche "vincenti" ambientaliste e antirazziste: subito arriva la scomunica irritata di un burattino genovese manovrato da lobby che hanno investito nell'e-commerce; subito dai blog scodinzolanti come quello del pavese Mo Vi Mento si cancellano le tracce della passata empatia con De Magistris: proprio come nei fotomontaggi di propaganda politica nella Unione Sovietica staliniana, quando l'eliminazione fisica o politica dei filotrotzkisti immancabilmente provocava ripercussioni sull'album di famiglia bolscevico: le vecchie fotografie venivano faticosamente sottoposte a drastici tagli e ritocchi, per eliminare persino l'impronta ottica dei vari Bucharin, Radek o Zinov'ev. Cancellare l'icona di De Magistris ha richiesto meno fatica: è bastato un Mo VI Mento di mouse, selezionare, poi premere "canc".
A proposito di democrazia: nei giorni scorsi ho letto d'un fiato il Grillopensiero esposto nel suo recente libro A riveder le stelle. Come seppellire i partiti e tirar fuori l'Italia dal pantano (Rizzoli), un agile volumetto i cui contenuti sono certamente da condividere: Grillo insiste su società multietnica e diritti umani, ma a partire da pag. 191: un vero peccato per un libro di 190 pagine...
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