10.4.10

L'Enciclopedia di Leonardo Sciascia. Miracoli, scienza e magistratura (1987).

Ieri a pranzo al Tg1, in un servizio sulla cosiddetta “Sacra Sindone”, intervistavano un cosiddetto “scienziato” che pretendeva di aver individuato il peculiare fenomeno che ha permesso l’impressione sulla tela di quel volto. Parlava di una sorta di “esplosione elettrica”. Roba da matti! Ascoltando, mi sono ricordato un curioso pezzo di Leonardo Sciascia nella rubrica “L’Enciclopedia” che, per poco tempo, curò per l’Espresso. L’ho ritrovato tra i ritagli: è del 31 maggio 1987. Con pazienza lo batto (qui non ho lo scanner e il programmino all’uopo predisposto) e lo metto a disposizione. Leggete, ché dal maestro di Racalmuto c’è sempre da imparare. (S.L.L.)


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Chi abusa della credulità popolare

Supino è un paese di cinquemila abitanti, in provincia di Frosinone: zona propizia ai miracoli se la Democrazia Cristiana vi raccoglie tanti voti e se, grazie alle elargizioni che lo Stato usa fare alle parrocchie più alacri, una bella e antica chiesa è stata nel 1966 rovinata dal restauro. il che accade un po’ dovunque: ma si vede che quello sciagurato restauro Padreterno, Madonna e Santi non l’hanno mandato giù e vogliono, in qualche modo, inquietare le coscienze dei cittadini. Ed ecco il miracolo, l’apparizione – nei vetri di una finestra di un casolare di proprietà di tal Vincenzo Romei – dell’immagine di un uomo biondo con la barba, circonfusa da una luce d’arcobaleno. prime ad accorgersene pare siano state le sorelle Clelia ed Antonella Iori, 14 e 16 anni, che hanno diffuso la voce dell’apparizione di Cristo a una finestra di casa Romei. E che si trattasse di Cristo, non tutti quelli che accorsero si dichiararono certi; ma nessuno ebbe dubbio sul fatto che in quel vetro qualcosa si vedeva in deroga ad ogni possibile fenomeno ottico di cui si avesse nozione. Per cui un magistrato “con fama di ferrea intransigenza” (dicono i giornali), impressionato dal numeroso e fervido pellegrinaggio che la finestra di casa Romei richiamava, si ricordò dell’articolo 661 del codice penale (codice Rocco) e diede mandato ai carabinieri di sequestrare quella finestra sospendendo sul Romei, per conseguenza, l’imputazione di “abuso della credulità popolare”. Recita infatti l’articolo 661: “Chiunque pubblicamente cerca, con qualsiasi impostura, di abusare della credulità popolare è punito, se dal fatto può derivare un turbamento dell’ordine pubblico, con l’arresto fino a tre mesi, o con l’ammenda fino a due milioni, ché con due milioni d’allora si sarebbe potuto comprare palazzo Farnese.

Tirati giù gli infissi i carabinieri li consegnarono agli uffici giudiziari: dai quali perizia scientifica fu disposta, non tenendo conto che non c’è barba di scienziato che possa certificare se un vetro può catalizzare un miracolo o dare l’illusione che un miracolo sia avvenuto. “C’è Dio?”, chiede un personaggio di Gorki. Risposta:“Se ci credi c’è”; risposta che vale anche per i miracoli.

La sola certificazione possibile, per un miracolo come quello di Supino, il magistrato può domandarla a un racconto di Massimo Bontempelli, che si trova in un libro che s’intitola appunto Miracoli: vaghissimo e magico racconto di un momento d’amore che soltanto nei riflessi di un vetro si realizza: La domanda invece alla scienza, sicché la vicenda volge inevitabilmente al comico. Si legge sul “Corriere della sera”: “Nessuno degli esperti in materia finora interpellati (Cnr, Università di Roma, Istituto nazionale di ottica) ha accettato di analizzare scientificamente il presunto miracolo. E si capisce.

Ora che di un articolo come il 661 il fascismo avesse bisogno e facesse uso, è perfettamente comprensibile. Ma se lo si riesuma oggi, delle due l’una: o in nome di positivistiche certezze, di cui la Costituzione della repubblica non è per nulla informata; o perché si ritiene che i miracoli debbano avvenire in luoghi a ciò deputati. Se una simile visione i cittadini di Supino l’avessero colta nei vetri di una chiesa o di una canonica, il magistrato si sentirebbe legittimato a intervenire? in quanto al turbamento dell’ordine pubblico, non è da credere che un miracolo lo provochi in maggior misura di una partita di calcio o di un concerto delle musiche più in voga. e quanto al possibile lucrare intorno al miracolo: non si arriverà di certo, a Supino, al volume di affari che da decenni si registra a Lourdes, a Siracusa per la Madonna delle Lacrime, a San Giovanni Rotondo per Padre Pio. Non ho mai visto turbamento dell’ordine pubblico come a Lourdes, in quella folla di infermi e di accompagnatori che ogni sera si raccoglie in un grande spiazzo ad aspettare ed invocare il miracolo. Mai tanta spasmodica attesa, mai tanta angoscia, mai tanta disperazione. E mai tanto commercio del sacro, tanta simonia. Per cui l’apparizione di Cristo sul vetro di un casolare diventa un fatto più laico del provvedimento giudiziario che dell’apparizione chiede certificazione alla scienza.

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