Che sciagura astuta gli
anni ci hanno apparecchiata o che straordinaria, immeritata fortuna!
Il paesaggio di corpi e parole è tutto mutato intorno ed è
irriconoscibile. Il linguaggio materno è distante come da quello di
allora il sapore dei frutti di oggi. Lo spazio è tanto vuoto che
ogni minimo suono ne ricava un’eco. E nel medesimo tempo i rumori
sono così scatenati che una frase pronunciata a voce normale ha
poche probabilità di venire intesa. Ma supponiamo pervenga a
destino. Sarebbe allora la compiuta notizia di una esperienza
compiuta. Raggiunta la mente di un giovane, può suonargli più opaca
di una moneta d’ottone sul marmo. O invece dargli presentimento e
quasi rimorso d’un passato da interrogare e cui misurarsi. Che è
come dire: di un futuro da penetrare in compagnia di un passato. Così
una volta accadde a noi.
Da Nulla è dovuto per
il recapito in Insistenze,
Garzanti, 1985
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