Sapendo del mio
arrivo sei venuta ad aspettarmi
alla stazione dei
treni
e fu un convegno
(non il caso)
e per questa rosa
ancora fresca fuori
stagione
che mi offri
in punta di dita
(che sciocca, ma dovevi farlo?)
chissà quante
stille di sangue
ti sei spremute
dall’unico seno
per tenerla in
vita.
Fu un giorno alla
perfezione,
dietro le
cancellate dei cortili
risuonava il
badile,
il morso
affaccendato delle cesoie.
La città qui e là
negli orti
in una mano
l’annaffiatoio,
in testa il
fazzoletto a fiori di contadina.
- Hai viaggiato
bene?
Cosi per dire, per
il resto
sapevamo tutto:
la via di casa tua,
la spesa
già fatta per due,
il numero del tram.
“Quaderni della
Fenice”. n.26, Guanda, 1977
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