Su “La Stampa” è in uso da qualche tempo pubblicare un “editoriale dei lettori”, un intervento breve tra quelli ricevuti dal giornale su un tema di attualità. Il 12 febbraio è stato pubblicato un intervento che insieme consola e demoralizza. Un ragazzo di 17 anni, studente del Liceo Classico “Vincenzo Gioberti” di Torino, lamenta che il Liceo delle Scienze umane previsto dalla riforma delle scuole superiori trascuri, come disciplina autonoma, la semiotica, la disciplina che riflette sui segni. Al giovane editorialista, Daniele Trematore, evidentemente appassionato della materia, sembra un errore ignorare un settore di studi che fornisce così raffinati strumenti per analizzare e comprendere la nostra società. La consolazione sta nell’osservare che anche in questi tempi orrendi ci sono ragazzi che affrontano con serietà i problemi della cultura, che studiano e apprendono, ragionano e prendono partito. C’è un passaggio, tuttavia, che mi demoralizza proprio all’inizio: “Leggendo in questi giorni i provvedimenti della Riforma Gelmini relativi alla scuola secondaria di secondo grado, saltano all’occhio - oltre ai tagli - alcune novità, come l’introduzione di due nuovi licei tra cui il Liceo delle scienze umane. In vigore dal 2013, esso prevede un piano di studi articolato che comprende, tra le altre tradizionali materie, lo studio della psicologia, della pedagogia, della sociologia, dell’antropologia e della metodologia della ricerca”. C’è dunque qualche cosa nel disegno dalla signora Gelmini, “oltre i tagli”? A me sembra che il ragazzo sia stato ingannato: il cosiddetto liceo delle scienze umane altro non è che il vecchio istituto magistrale o il più recente liceo “socio-pedagogico” appena riverniciato e dentro non c'è nessuna scelta culturale, nessun progetto innovativo, solo la mascheratura dei tagli. Il tutto sostenuto da un battage pubblicitario che mira a far credere che questa sia una “riforma”, cui si oppone una sinistra conservatrice che nulla fa e non sopporta che altri facciano. Io sospettavo che questo tipo di messaggi avrebbe convinto gran parte del pubblico meno attrezzato, quello che s’informa solo attraverso la televisione generalista, ma che facesse breccia su un ragazzo preparato e informato come Trematore, capace di trascorrere con competenza da Barthes ad Eco, non me l’aspettavo. Il fatto mi meraviglia e mi preoccupa.
1 commento:
Caro Lo Reggio, sono sopreso nel vedere di essere stato oggetto di un suo articolo, quindi per prima cosa la ringrazio.
Purtoppo in 21 righe non si può spiegare tutto, bisogna fare delle scelte di esposizione.
Che il liceo delle scienze umane abbia solo cambiato nome e derivi sostanzialmente dal liceo socio-psico-pedagogico ne sono sempre stato al corrente ed è già il Ministero a dircelo, basta leggere i comunicati stampa. E' vero che dentro non c'è nessuna nuova scelta culturale e le materie complessivamente restano quelle, ma ci si aspettava (e io me lo aspettavo) che l'"innovazione" portata del liceo delle scienze umane non fosse solo nel nome, ma anche nei suoi piani di studi. Una riforma si chiama tale perché crea qualcosa di nuovo o riforma qualcosa di già esistente. Dunque nel momento in cui ho letto di questo nuovo liceo mi sono sorpreso di non aver visto, tra le numerose scienze umane, proprio la più antica, ovvero la semiotica.
Quanto alla frase incriminata ("oltre ai tagli") si può leggere come una frase polemica non riferita ai tagli nel liceo delle scienze umane (la semiotica infatti non c'è mai stata e forse mai ci sarà), ma alla Riforma. Per non parlare poi della riforma dell'Università, ancora peggiore di quella delle superiori. Le consiglio di leggere il recentissimo libro di Margherita Hack, "Libera scienza in libero Stato" (Milano, Rizzoli, 2010). E' il luogo giusto per chiarirsi le idee.
Spero di essere stato chiaro e di aver stimolato qualche altra sua riflessione.
Daniele Trematore
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