Difficile dire se le ragazze del nostro tempo leggano abbastanza, ho una cugina che passa tutto il giorno a divorare racconti, romanzi, riviste. Molte altre, senza dubbio, leggono - almeno per la quantità - in misura più che sufficiente.
Ad altre, forse la maggioranza, la durezza del lavoro, le cure domestiche, la mancanza di mezzi finanziari impediscono di godere le emozioni della lettura.
Più interessante sarebbe conoscere a fondo che cosa leggono, in generale, le ragazze italiane d'oggi. Si dice che Liala, Peverelli, Mura, Dias siano fra le scrittrici preferite, la «Bibliotechina per signorine», le edizioni Salani fra le pubbicazioni preferite.
Si dice anche, fra di noi - e molti, non lo nascondo, se ne rammaricano - che molte siano le ragazze, anche tra quelle politicamente più evolute, che hanno in "Grand Hotel" la lettura più appassionante. Si esagera, forse, e, in ogni caso, non si considera e non si comprende quanto difficile sia oggi, per una ragazza, avere una scelta felice nel gran mare di mercato librario che è grande nella quantità quanto insufficiente e povero nella qualità e nella varietà.
A meno che non si pretenda - e noi non pretendiamo di certo, perché sappiamo comprendere le ragazze e perché giovani siamo anche noi - che le ragazze leggano solo di filosofia o di catechismo.
Non è davvero nelle nostre intenzioni negare alle ragazze il diritto di scegliere le loro letture, di appassionarsi ad avventure o a vicende d'amore. Vorremmo soltanto aiutarle a comprendere che, alle volte, in chi scrive quelle avventure, in chi immagina quelle storie di amore, vi è l'intenzione di farci palpitare per le avventure di altri, di farci sognare qualcosa che non appartiene al nostro mondo per impedirci di aprire gli occhi, di unirci, di operare per rimuovere insieme gli ostacoli che impediscono a tante ragazze di conquistarsi un loro avvenire, portare a compimento il loro sogno d'amore, di avere tutte la loro famiglia e di raggiungere la loro felicità in una società che più non conosca, per i pochi, il privilegio, il lusso, il capriccio e, per i molti, l'umiliazione, lo scherno, la miseria.
Vogliamo, soprattutto, indicare alle ragazze che sono stati scritti altri libri, che esistono altre letture che sanno rispecchiare - anch'essi - i loro sogni e le loro aspirazioni, che sanno essere anch'essi appassionanti, perché parlano della più grande delle avventure, che è la nostra vita di ogni giorno.
Postilla
Il testo qui riportato è tratto da una prefazione che Enrico Berlinguer scrisse per il volume "L'avvenire non viene da solo", una antologia dedicata alle ragazze italiane, edita nel 1949 dalla casa editrice "Gioventù nuova", la casa editrice della Fgci, di cui il comunista sardo era a quel tempo il segretario. Il testo è datato, anzi datatissimo, e vi si avverte forte l'odore di uel moralismo e paternalismo maschilista che era, al tempo, dominante nel comunismo italiano e non solo in quello. E tuttavia nelle riflessioni di Berlinguer su certa letteratura e certi giornali, costruite sulla scorta delle riflessioni gramsciane ed espresse con la prudenza di chi vuol stare davanti alle masse ma vicino ad esse, si innestano critiche che trascendono quel tempo e la stessa questione femminile per toccare il tema dell'egemonia borghese in rapporto alla comunicazione di massa e alla costruzione dell'imaginario sociale. (S.L.L.)
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