28.9.12

DISINFORMAZIONE (S.L.L.)



(Oggi 28 settembre) in una televisione berlusconiana di grande ascolto, mentre accuratamente taglio le compresse salvavita della mamma, vedo un brandello di talk show sulla più importante rete del Cavaliere caduto da cavallo. La conduttrice, nota soprattutto per aver conservato un bel sedere nonostante l'età avanzata, orchestra come può una battaglia di libertà.
E' il braccio di ferro messo in atto in questi giorni. Secondo il gran coro mediatico non è possibile che il diffamatore Sallusti vada in carcere: il diffamatore deve rimanere libero di diffamare e la legge non vale un tubo se si tocca un intimo di Berlusconi, unto dall'Unto. Ed è la stessa logica che presiedeva a un famigerato articolo di Scalfari, che vorrebbe fermare l'indagine sulla cosiddetta trattativa con mafia in nome dei segreti di Stato che un tempo combatteva. Per tutti costoro la legge non può toccare il "sancta sanctorum" del potere, altrimenti crolla tutto.
Con la conduttrice dialoga un cronista perugino che una volta per un articolo andò in carcere, per un errore giudiziario - a quanto racconta -   peraltro corretto da successive sentenze. Dopo la testimonianza la signora conclude: "Per carità, chi ha sbagliato deve pagare! Io stessa ho querelato giornalisti e ottenuto risarcimenti. Ma il carcere no! Perchè non limita solo la libertà di movimento ma impedisce anche le attività intellettuali".
Lasciamo da parte le castronerie contenute in questa frasetta (testuale) e torniamo ai fatti. La controparte diffamata ha chiesto a Sallusti un più adeguato risarcimento: non le cifre che per intimidire chiedono gli avvocati di Berlusconi, ma solo 30 mila euro in aggiunta ai 30 mila che il delinquente ha già pagato. Sallusti non ha voluto pagare, ha dichiarato di voler combattere la sua battaglia per la libertà di diffamazione andando in carcere.
Che stupidaggini disinformate e disinformanti va dunque raccontando la D'Urso?
Se vuole avere un minimo di coerenza e credibilità non dovrebbe far pressione per la libertà del Sallusti, tutt'al più stigmatizzare l'autolesionismo di costui. Oppure, se pensa che la sua sia una degna battaglia, dovrebbe lasciargli seguire i metodi di lotta che ritiene più efficaci, senza coartarne i nobili disegni, e non dovrebbe chiederne la forzata liberazione. Dovrebbe battersi invece perché renda fino in fondo la sua coraggiosa testimonianza a sostegno della menzogna, perché compia il martirio liberamente scelto.

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