L’articolo che segue è di Marco Romandini, un giovane giornalista e pubblicitario milanese. L’ho trovato nel suo sito ( http://www.marcoromandini.com/ ) e l’ho trovato assai ben scritto. E’ il ritratto di una giovane leader comunista cilena, ma impegnata in molte lotte in tutta l’America Latina. Di Romandini non condivido del tutto l’approccio romantico-mediatico, ma il testo mi pare utilissimo per la prima conoscenza di una figura la cui statura politica, a mio avviso, crescerà. (S.L.L.)
Sciarpa rossa intorno al collo, pugno sinistro alzato, sorriso dolce, occhi verdi. Il viso di una sconosciuta che si staglia in mezzo alla folla come un “petalo sopra un umido ramo nero” diceva Ezra Pound. Nelle immagini della protesta giovanile cilena contro la presidenza del milionario Sebastian Pinera, è impossibile non soffermarsi su quella ragazza che “buca lo schermo”. Porta il nome della 24enne cilena Camila Vallejo Dowling, studentessa di Geografia, vicepresidente della Federazione Nazionale degli Studenti Universitari del Cile e militante della Gioventù Comunista cilena che dal 13 luglio 2011 sta risvegliando la nazione a colpi di manifestazioni e flash mob. Dopo il successo mediatico della manifestazione, Camila è diventata l’idolo di tanti ragazzi e ragazze che l’ammirano per il suo coraggio, il suo attivismo politico e restano incantati dalla sua bellezza. Seguitissima su Facebook e Twitter, è stata capace di far scendere in piazza centinaia di migliaia di persone (non solo studenti). Giornali e televisioni hanno subito incominciato a interessarsi a lei dedicandole copertine e servizi, invitandola a talkshow. Camila si è dimostrata sempre preparata e rigorosa, rimanendo impassibile di fronte alle luci dello spettacolo e le tentazioni dei media.
Bella con l’anima. E un’anima da guerrigliera. Le proteste guidate dalla rivoluzionaria con gli occhi verdi, icona mediatica suo malgrado, hanno ottenuto molto: crollo dal 70% al 30% della popolarità del presidente e siluramento di due ministri dell’istruzione che non sono riusciti ad arginare il ciclone Camila. A Harald Beyer, economista e fervente credente nel darwinismo sociale alla base dell’ideologia liberale, ora l’arduo compito di mostrare la sua inflessibilità e cercare di sgonfiare il fenomeno che ha polverizzato prima Joaquin Lavin, ex enfant prodige del neoliberismo cileno e poi Felipe Bulnes, giovane avvocato esponente dell’aristocrazia cilena, costretto alle dimissioni per “motivi personali”.
Un personaggio scomodo, che per la sua bravura nel dare voce alle esigenze del popolo cileno, è stato inserito dalla rivista americana Newsweek tra le “150 Fearless Women” (donne senza paura), ma che proprio per questo suo attivismo ha attirato le critiche e le minacce di molti, tanto che dal 2011 vive sotto scorta per volere della Corte di Giustizia. Tra le minacce, quella nemmeno tanto velata di Tatiana Acuna Selles, alta funzionaria del Ministero della cultura, che in un post su Twitter ha speso per lei la barbara frase pronunciata da Augusto Pinochet nel 1973 all’indirizzo di Salvador Allende: “Se mata la perra y se acaba la leva” (si ammazza la cagna e ci sbarazza della figliata).
Occhi verdi tendenti all’azzurro, piercing al naso, nel suo volto s’identifica la ribellione giovanile del Sudamerica cileno. E ogni volta che i media (nazionali e non) le fanno notare la sua bellezza, lei risponde: “Non ho scelto io il mio aspetto fisico, ho scelto però le mie battaglie”. Oltre 20mila fan sulla sua pagina Facebook, centinaia di commenti sui video, un alto numero di “innamorati” tra cui c’è anche chi le dedica canzoni, ma lei, tanto pasionaria in politica quanto fredda e determinata nei suoi propositi e nelle sue dichiarazioni, chiarisce: “Non ho un fidanzato perché non ho tempo”.
Figlia di piccoli imprenditori, loro stessi ex militanti del Partido Comunista de Chile negli anni ’70, Camila ha vissuto la sua infanzia nella Provincia di Santiago, tra i comuni di Macul e La Florida. La svolta politica arriva a 18 anni, quando resta fulminata dalla lettura di Bakunin e e dal modo in cui l’anarchico russo descriveva le strutture del potere. Oggi si considera soltanto l’espressione di una protesta che era comunque già pronta a esplodere, ma non vuole fermarsi al Cile. Dopo aver dato alle stampe un libro Podemos Cambiar el Mundo che comprende articoli comparsi nei periodici e un’intervista esclusiva realizzata dal giornalista cileno Francisco Herreros, come una moderna Che Guevara vuole provare a esportare il suo modello di rivoluzione. E così a giugno è volata in Messico, dove ha incontrato i militanti del movimento studentesco YoSoy132, sorto a metà maggio nella capitale e diramatosi in tutti gli angoli della repubblica messicana per opporsi al candidato presidenziale messicano del PRI, Enrique Pena Nieto. Qui è stata una delle personalità più applaudite, e nella sua arringa ha spiegato l’importanza di unificare i movimenti sociali dell’America Latina: “Sono con i giovani messicani perché le grandi trasformazioni sociali dipendono da chi è pronto a combattere tutti i giorni”.
Giovane, passionale e bella, è per molti la donna ideale, come dimostra la sua fama su Internet, ma dopo un anno di copertine, Camila incomincia a dividere. Quando ad aprile a Cuba ha incontrato i vertici del partito comunista e Fidel Castro, le sue parole dolci sul Lider Maximo e frasi come “Non ho visto una repressione come quella in Cile ai tempi di Pinochet” – non sono molto piaciute ai blogger oppositori del regime come Yoani Sanchez, che l’ha bollata troppo glamour per confrontarsi con i reali problemi del Paese. Sempre troppo bella per essere creduta sincera; troppo seducente per non attirare sguardi, facendo passare in secondo piano la sua battaglia. Ma al di là del suo impegno politico, Camila va oltre. Incarna l’ideale di una donna emancipata, combattiva e intelligente che, con un viso da modella, sceglie per il suo percorso di vita l’impegno civile, rifiutando le paillette preferite da tante sue coetanee. Camila diventa così portabandiera di tante ragazze che vogliono dimostrare che dietro la bellezza c’è un cervello, un cuore e uno spirito che saranno sempre pronti a dare battaglia per i propri principi.
Marco Romandini, 20 giugno 2012
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