27.1.13

Il processo per l'assassinio di Mauro Rostagno (Chiara Pazzaglia)

Su "alias", il magazine del "manifesto", nello scorso ottobre 2012, Chiara Pazzaglia tornava sulla figura di Mauro Rostagno e sul processo contro i suoi assassini. Le acquisizioni del dibattimento lasciano già intravedere scenari inquietanti dietro l'esecuzione, che probabilmente vanno oltre Cosa Nostra di Trapani. (S.L.L.)

Su Rostagno vedi anche
http://salvatoreloleggio.blogspot.it/2013/01/lindagine-di-ingroia-e-il-ricordo-di.html
Mauro Rostagno
«C'è uno che fa il giornalista che se lo senti parlare 't'arrizzano i carni'. Questo parla di appalti, dice che tutti gli appalti in provincia di Trapani sono truccati» . ‘Ti fa accapponare la pelle’, così dice Francesco Messina Denaro, il boss del mandamento di Trapani, ad Angelo Siino, uno dei  contabili della mafia, quello che gli appalti li organizzava, quello che faceva da ponte tra imprenditori, famiglie mafiose e politici, quello che pagava il 2% alle famiglie e il 5% ai politici, che sorride anche lui a pensare che i politici gli costavano di più dei mafiosi, mentre rende la sua deposizione davanti al tribunale.
Siino è un collaboratore di giustizia, sta riferendo di una riunione in una casa al bivio di Trapani verso l'autostrada. Era accompagnato da Balduccio di Maggio, il boss della famiglia di San Giuseppe Jato e da Biagio Montalbano, il boss di Camporeale, gli stessi che lo lasciarono - in mezzo al guado – come dice lui, a discutere da solo con Denaro sul problema Rostagno. Denaro gli chiese di risolvere la questione Rostagno, era inteso che dovesse parlare con l'editore della televisione Rtc dove Rostagno lavorava, per chiedergli di intervenire.
Così fece e sembra che per un paio di settimane il problema si risolse, del resto Siino a quel tempo, era amico di Puccio Bulgarella, l'editore e datore di lavoro di Rostagno. Avevano anche fatto diversi affari insieme, il contatto era sicuro, avevano già trattato con Messina Denaro per risolvere un precedente problema in un cantiere edile a Gibellina; era chiaro che avrebbero risolto la questione. Sembra però che poche settimane dopo, Rostagno si scatenò in nuove dichiarazioni alla tv, così ci riferisce Siino, peggio di prima. Parlava ancora di appalti e gli appalti sono soldi.
La storia di Rostagno rivive a Trapani, grazie al lavoro della procura. Qui, dove Rostagno è stato ucciso nel 1988 e dove, dopo anni di depistaggi e montature, sembrava che l'indagine fosse destinata a concludersi nella totale impunità dei colpevoli. Le indagini erano riprese nel 1996 e finalmente, grazie ad una perizia balistica, si è potuta indicare la firma mafiosa dell'omicidio e chiedere il rinvio a giudizio di Vincenzo Virga, boss mafioso del trapanese e Vito Mazzara, uno dei presunti esecutori. Per una curiosa dimenticanza non era ancora mai stata effettuata una perizia. Ora in base alla comparazione con le perizie balistiche di altri delitti a carattere mafioso, avvenuti sia prima che dopo il delitto Rostagno, si è potuto iscrivere anche quest'omicidio in una serialità di atti criminosi a matrice mafiosa.
Oggi sappiamo che poco tempo prima di morire Rostagno era stato sentito dai carabinieri di Trapani, lo avevano interrogato su un suo servizio televisivo in cui denunciava la presenza di Licio Gelli a Trapani. Il verbale era andato perso, o dimenticato per 22 anni, oggi è agli atti nel processo. Così come tra gli atti del processo sono stati acquisiti due faldoni di appunti di Mauro Rostagno, il menabò di quella che sarebbe dovuta essere la sua prossima trasmissione televisiva su Rtc, dal titolo Avana. E se andate a cercarla su google vedrete Rostagno con un cappello Panama in testa, vestito di bianco che fuma un sigaro Avana. Forse una satira semiseria dei boss siciliani, un vestito che gli è costato la vita.
Ilmovimento del '68 a Trento, la fondazione di Lotta Continua e poi la meditazione in India sono soltanto alcune delle tappe della vita di Rostagno. All'inizio degli anni '80 Mauro Rostagno si sposta in provincia di Trapani, dove fonda 'Saman' una comunità per la riabilitazione dei tossicodipendenti.
Qui Rostagno unisce il lavoro nella comunità all'attività giornalistica presso Rtc, la televisione locale attraverso la quale denuncia gli intrecci tra potere mafioso e potere politico del territorio, in un momento in cui le parole 'trattativa Stato-mafia' dovevano ancora venire, forse perché c'era in quel periodo un totale accordo, non c'era distanza tra Stato e Mafia, come dice Leoluca Orlando, vecchio e nuovo sindaco di Palermo.
Cinque colpi di fucile colpiscono Rostagno alla guida della sua macchina, una Duna bianca. Aveva appena registrato una puntata e tornava in comunità lungo una strada di campagna. L'illuminazione era stata tagliata, solo i fari delle macchine ad illuminare lo sterrato. Un agguato e un luogo di morte a dir poco comune in quella storia non così lontana, nei territori della mafia: era il 26 settembre 1988.
«La celebrazione di questo processo, inusuale, comunque dimostra che seppure in maniera tardiva, e nonostante i depistaggi, la giustizia alla fine arriva» afferma il procuratore aggiunto Antonio Ingroia. «Mauro Rostagno era uno degli uomini liberi e coraggiosi del mondo dell'informazione che è stato ucciso dal potere politico-mafioso» ha affermato sempre Ingroia, sperando che il processo possa portare «a scoprire tutta la verità, mostrando chiaramente non solo gli esecutori ma anche i moventi e i mandanti di questo omicidio, che oggi hanno ancora il volto coperto».

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