Dalla rubrica di Gianluigi Beccaria “Parole in corso”, un pezzo sulle parole di origine araba che soddisfa alcune curiosità e altre ne incoraggia. (S.L.L.)
Scrive una lettrice, Anna Ravano: "Il suo pezzo sulle parole italiane derivate dall’arabo mi ha ricordato una scoperta fatta di recente a un mercato di Milano. Ero a un banchetto di lane e cotoni in gomitolo, tenuto da un nordafricano che parlava bene l’italiano, ed ero incerta sulla scelta del colore. Il venditore me ne ha suggerito uno e quando gli ho risposto: "No, di questo ne ho a bizzeffe" lui ha sbarrato gli occhi e ha esclamato: "Ma quello è arabo!" Abbiamo chiacchierato sulle parole arrivate dall’arabo in italiano. Gli ho detto che una è ragazzo, ma lui non ha saputo riconoscere l’originale. Perché non scrive una seconda puntata…".
Più che una puntata, ci vorrebbe un libro intero.
In italiano sono davvero tante le voci arabe di uso comune: oltre a ragazzo (dall’ arabo maghrebino raqqās) e a bizzeffe (arabo bizzēf "molto"), abbiamo adottato facchino, meschino (arabo miskin "povero"), aguzzino, assassino, ricamare, intarsiare, gazzarra, e tutta la serie di voci relative a traffici e commerci, darsena, fondaco, arsenale, dogana, gabella, magazzino, rischio, bazar, probabilmente anche tara e tariffa, arabismi sicuri sono quintale, risma, zecca, e anche carovana, e poi tanti nomi di minerali d’importazione, ambra, catrame, talco, lacca, soda, forse ottone.
Tra i nomi di stoffe e indumenti ricordo barracano, gabbana, giubba, tra le suppellettili materassa, tazza, tra i nomi di cibi marzapane, e un saluto, salameleccco. Nel campo musicale sono arabe parole come liuto, nacchera, tamburo.
Parole arabe sono libeccio, scirocco. Il gioco degli scacchi arriva dalla Spagna, era nato in India, passa alla Persia, è adottato dal mondo islamico, che lo diffonde in Spagna, dalla Spagna passa all’Europa intera: parole arabe sono scacchi e alfiere; "scacco matto" traduce l’arabo shāh māt, che vuol dire "lo scià è morto".
Infine, ci sono tante parole nel campo delle scienze (oltre alla stessa parola chimica, che deriva da alchìmia, ricordo sciroppo, elisir, alchermes e alcool). Attraverso il latino degli alchimisti ci giungono alambicco e amalgama. Da Salerno, sede della celebre scuola medica, si è divulgata la parola araba taccuino. Dall’arabo vengono alcova, alchechengi. Molti arabismi nei dialetti, specie al Sud. Ne cito soltanto uno del Nord il veneto bagig(g)i, "noccioline americane", dall’arabo habb "bacca" e ‘asiz "rinomato": la "bacca pregevole".
“Tuttolibri – La Stampa”, 17 maggio 2008
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