I mondi volano. Gli anni volano. Il
vuoto
universo si specchia nei nostri occhi
bui.
E tu, anima stanca, anima sorda,
riparli sempre di felicità.
Cos’è la felicità? Le frescure
serali
nell’orto che imbruna, nel folto dei
boschi?
Oppure le fosche viziose delizie
delle passioni, del vino, del crollo
dell’anima?
Cos’è felicità, un breve attimo
angusto,
l’oblio, il sonno, e il riposo dal
pensiero…
Ti svegli – e di nuovo un insano, un
ignoto
volo che ti afferra per il cuore…
Ti rianimi, guardi – è passato il
pericolo…
Ma nell’attimo stesso – daccapo una
spinta!
Scagliata chissà dove, a rompicollo,
vola, ronza, precipita la trottola!
E, aggrappandosi al margine lubrico,
aguzzo,
e sempre ascoltando quel suono
ronzante, -
difficile non impazzire nel variopinto
alternarsi
di cause illusorie, di spazi, di tempi…
Ma quando la fine? Chi avrà mai la
forza
di udire in eterno il fragore molesto?
Com’è orrida e assurda ogni cosa! –
Ridammi la mano.
Ci assopiremo di nuovo, compagna ed
amica!
Traduzione di Angelo Maria Ripellino
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