Azzeruole |
Appartenente come il melo
alla famiglia delle Rosacee e con frutti simili anche se di
dimensioni ridotte, l'azzeruolo è originario dell'Asia Minore e
dell'isola di Creta.
Allo stato spontaneo o
coltivato si è diffuso in tutto il bacino mediterraneo e nella
Russia meridionale. In Italia, questa pianta robusta, senza problemi
di clima, è presente principalmente in Liguria, Piemonte, Toscana,
Emilia Romagna e Sicilia e può essere coltivata fino ai 1.000 metri
al Nord e ai 1.400 al Centro-Sud. Un tempo si usava piantarla in
filari lungo le strade delle case coloniche e dei poderi. Ha modeste
dimensioni e fattezze cespugliose, raramente supera i cinque metri di
altezza.
I frutti, piccoli pomi
irregolari della grandezza media di una noce, hanno buccia di colore
aranciato, rosso o giallo chiaro secondo le varietà della pianta che
si distinguono in azzeruolo bianco o moscatello, con frutti più
grossi, a polpa gradevolmente dolce; l'azzeruolo rosso di Romagna,
con
polpa soda e biancastra
di sapore dolce acidulo, e quello giallo (o del Canada) di polpa
gialla dolce, poco acidula e farinosa. L'azzeruolo giallo si coglie
dalla seconda decade di agosto mentre il bianco e il rosso dalla
prima alla seconda decade di settembre.
Fiori e frutti
dell'azzeruolo contengono principi attivi che hanno azione
cardiotonica, ipotensiva, sedativa e antiossidante. La polpa è ricca
di provitamina A, che ha funzioni antianemiche e oftalmiche, e
contiene importanti quantità di vitamina C.
Sulle tavole
rinascimentali
Con il loro sapore tra la
mela e la nespola, le azzeruole godevano di notevole apprezzamento
sulle tavole rinascimentali e, per quanto prodotto di nicchia, fino
al secolo scorso erano oggetto di commercializzazione nelle zone
vocate d'Italia. Oggi si possono ancora trovare in vendita presso
mercati locali e nei negozi di primizie di alcune città.
L'azzeruola è ottima per
la preparazione di marmellate e gelatine, come componente di
macedonie e
insalate, nelle
produzioni di pasticceria e distillati e conservate sotto spirito e
nella grappa.
Consumarla al naturale è
il meglio, con il suo fresco sapore dagli antichi rimandi di campagne
pulite e lenti declini dell'estate.
Da “Linea diretta –
Speciale Ristorazione” , Europanews, ottobre 2013
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