19.8.17

Ode al gatto (Pablo Neruda)

Gli animali erano
imperfetti,
lunghi di coda, squallidi
di testa.
A poco a poco si andarono
formando
fecendosi paesaggio,
acquistando nèi, grazia, volo.
Il gatto,
solo il gatto
apparve completo
e orgoglioso:
nacque completamente terminato,
cammina solo e sa quello che vuole.

L'uomo vorrebbe essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere le ali,
il cane è un leone disorientato,
l'ingegnere vuol essere poeta,
la mosca studia per farsi rondine,
il poeta cerca di imitare la mosca,
invece il gatto
vuole essere soltanto gatto
ed ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda,
dal presentimento al topo vivo,
dalla notte ai suoi occhi di oro.

Non c'è unità
pari a lui,
non hanno
né la luna né il sole
una tale connessione;
è una cosa sola,
come il sole o il topazio,
e l'elastica linea nel suo contorno
fermo e sottile è come
la linea della prora di una nave.
I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola
scanalatura
per gettare le monete della notte.

O piccolo
imperatore senza orbe,
conquistatore senza patria.
Piccola tigra da alotto, nuziale
sultano del cielo
delle tegole erotiche
il vento dell'amore
all'intemperie
tu reclami
quando passi
e posi
quattro piedi delicati
sul suolo,
annusando,
diffidando
di ogni cosa terrestre,
peché tutto è immondo
per l'immacolato piede del gatto.

Oh fiera indipendente
della casa, arrogante
vestigio della notte,
pigro, atletico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
polizia segreta
delle stanza,
insegna
d'uno scomparso velluto,
sicuramente non c'è
enigma
nel tuo modo di essere,
forse non sei un mistero,
tutto il mondo ti conosce e tu appartieni
all'abitante meno misterioso,
forse tutti lo credono,
tutti si credono padroni,
proprietari, zii
di gatti, compagni,
colleghi,
discepoli o amici
del proprio gatto.

Io no.
Io non sono d'accordo.
Io non conosco il gatto.
Tutto io so, la vita e il suo arcipelago,
il mare e la città incalcolabile,
la botanica,
il gineceo con le sue depravazioni,
il più e il meno della matematica,
gli imbuti vulcanici del mondo,
la scorza irreale del coccodrillo,
la bontà sconosciuta del pompiere,
l'atavismo azzurro del sacerdote,
ma non riesco a decifrare un gatto.
La mia ragione è scivolata sulla sua indiffrenza,
i suoi occhi hanno numeri d'oro.

ODA AL GATO
Los animales fueron
imperfectos,
largos de cola, tristes
de cabeza.
Poco a poco se fueron
componiendo,
haciéndose paisaje,
adquiriendo lunares, gracia, vuelo.
El gato,
sólo el gato
apareció completo
y orgulloso:
nació completamente terminado,
camina solo y sabe lo que quiere.

El hombre quiere ser pescado y pájaro,
la serpiente quisiera tener alas,
el perro es un león desorientado,
el ingeniero quiere ser poeta,
la mosca estudia para golondrina,
el poeta trata de imitar la mosca,
pero el gato
quiere ser sólo gato
y todo gato es gato
desde bigote a cola,
desde presentimiento a rata viva,
desde la noche hasta sus ojos de oro.

No hay unidad
como él,
no tienen
la luna ni la flor
tal contextura:
es una sola cosa
como el sol o el topacio,
y la elástica línea en su contorno
firme y sutil es como
la línea de la proa de una nave.
Sus ojos amarillos
dejaron una sola
ranura
para echar las monedas de la noche.

Oh pequeño
emperador sin orbe,
conquistador sin patria,
mínimo tigre de salón, nupcial
sultán del cielo
de las tejas eróticas,
el viento del amor
en la intemperie
reclamas
cuando pasas
y posas
cuatro pies delicados
en el suelo,
oliendo,
desconfiando
de todo lo terrestre,
porque todo
es inmundo
para el inmaculado pie del gato.

Oh fiera independiente
de la casa, arrogante
vestigio de la noche,
perezoso, gimnástico
y ajeno,
profundísimo gato,
policía secreta
de las habitaciones,
insignia
de un
desaparecido terciopelo,
seguramente no hay
enigma
en tu manera,
tal vez no eres misterio,
todo el mundo te sabe y perteneces
al habitante menos misterioso,
tal vez todos lo creen,
todos se creen dueños,
propietarios, tíos
de gatos, compañeros,
colegas,
discípulos o amigos
de su gato.

Yo no.
Yo no suscribo.
Yo no conozco al gato.
Todo lo sé, la vida y su archipiélago,
el mar y la ciudad incalculable,
la botánica,
el gineceo con sus extravíos,
el por y el menos de la matemática,
los embudos volcánicos del mundo,
la cáscara irreal del cocodrilo,
la bondad ignorada del bombero,
el atavismo azul del sacerdote,
pero no puedo descifrar un gato.
Mi razón resbaló en su indiferencia,
sus ojos tienen números de oro.

dal IV LIBRO DELLE ODI

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