15.9.11

C'è un popolo che odia la sinistra. Commenti su fb (14 - 9 - 2011)


Una amica di rete (R.M), che da quel che scrive giudico persona di testa e di cuore, stamani constatava, rassegnata, che – secondo i sondaggi – il 26 per cento continua ad esprimere una preferenza per il Pdl. Nonostante tutto. Vari i commenti: c’è il depresso e c’è chi vuole continuare a sperare, a spiegare, a convincere. Un interlocutore, M.C., osserva che non c’è da meravigliarsi, che in questo paese c’è da sempre una brutta destra, piuttosto ampia (il 30 % - dice), quella che sostenne il fascismo e si mimetizzò nella Dc. Con lui interloquisce il mio primo commento.

- Certo, C., c'è un ventre molle che votava Dc e tollerava le riforme sociali che la Dc accettava (dal diritto di famiglia all'equo canone, dal servizio sanitario nazionale alla legge Gozzini sul trattamento dei carcerati) come il male minore. Ma che questo ventre molle fosse così ampio (visto che ai voti dei berlusconidi vanno aggiunti quelli della Lega, per lo meno) non era detto. No. Nel voto al Pdl, nonostante la faccia tosta di Berlusconi, le ruberie di questo e di quello eccetera eccetera, c'è una cosa che non calcoliamo. Ed è l'odio per la sinistra in tutte le sue forme. Per i ceti proprietari (anche di piccoli proprietari) è un odio di classe contro operai e impiegati a lungo covato e che ora liberamente si esprime. Questo odio però riguarda anche i ceti popolari poco o punto abbienti; e viene anche dalla delusione e dal senso del tradimento. Berlusconi che fa i cavoli suoi alla fin fine lo considerano normale, Veltroni, D'Alema (e Locchi e Boccali e Capodicasa ecc) che predicavano l'uguaglianza li odiano. E ne hanno qualche ragione. Ma li avete guardati in faccia qualche volta D'Alema e Veltroni?

G.P. non condivide e si arrabbia. Spiega che, se li guarda in faccia, vede persone per bene, non inquisite, anche se hanno commesso degli errori. Il mio secondo commento dialoga con questa combattiva compagna: utilizzo le sue obiezioni per chiarirmi e per chiarire.

-Tanti lavoratori li vedono diversamente, come gente che ha costruito carriere e ricchezze sulle loro sofferenze, sul degradarsi lento ma progressivo della propria condizione, e per odiarli non hanno bisogno dell'Inquisizione. E considerano i loro modi e quelli dei loro simili, la loro saccenteria che a nulla s'arrende, cose repellenti al punto di consegnarsi mani e piedi a un Berlusconi che li ammazza, ma che almeno non finge. Non sono tutti i lavoratori a pensarla così, ma c'è un pezzo di popolo ampio che soffre come un'offesa l'esistenza stessa di questi "comunisti" con le grandi ville, le barche, i lussi e le scuole private più care e le Università estere per i figli. E non parlo solo di quei due, ma di Bertinotti, Ferrero, Lorenzetti eccetera, di tutto un ceto di centrosinistra e di sinistra che "per sé il comunismo se l'è fatto" e che per questo viene odiato. E l'odio prescinde dall'onestà personale di questi signori. E' un odio che ascoltiamo (e con dolore) nei bus dei pendolari e nel metrò, o quando parliamo agli operai della Terni o della Perugina, ed è una diffidenza che riguarda ogni parola anche vagamente di sinistra. Sono vecchio e scafato. Non condanno e non giudico nessuno. Trovo perfino una spiegazione al fatto che dopo la sconfitta (che io spero provvisoria) della battaglia novecentesca per l'uguaglianza, costoro cerchino di riciclarsi come politici di mestiere, ma capisco anche che un pezzo di popolo senza più speranza li odi. In Svezia, in Inghilterra, in Danimarca, in Olanda non votano i berlusconidi e i bossidi, ma anche loro votano spesso e in ampia quantità avventurieri, fior di razzisti, gente pessima, in odio alle sinistre. Le loro sinistre, socialdemocratiche, laburiste, non c'entravano niente di niente col fallimento dell'Urss, con i nipoti di Brezhnev che scappavano con la cassa. Eppure c'è un pezzo di popolo che le odia e non necessita dell'Inquisizione, per odiarle. 

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