Da "il manifesto" - 25 agosto 2011 (S.L.L.)
«Giap... Giap... Ho Chi Minh», era lo slogan ritmato ad ogni manifestazioni del movimento studentesco in tutto il mondo. Erano gli anni tra il 1968 e il 1975. In Vietnam del Nord, gli Stati Uniti continuavano a bombardare con i B 52 e con il napalm città e campagne. Ma gli Usa non avevano fatto i conti con un omino alto poco più di un metro e mezzo, un esercito di popolo, quello del Nord, e un gruppo di guerriglieri che a Sud tenevano sotto scacco l'esercito più potente al mondo. L'omino si chiama Vo Nguyen Giap e oggi compie 100 anni.
Nel 1995, incontrandolo ad Hanoi per i festeggiamenti del ventennale della liberazione e dell'unificazione del Vietnam, ad una mia domanda sulla sua data di nascita mi rispose che era molto vecchio «ma ancora molto giovane dentro». Giovanissimo si era iscritto al Partito comunista e nel 1933 era entrato all'università di Hanoi, dove si laureò in economia politica e diritto. La sua passione era la lettura delle campagne militari napoleoniche, dei testi di Clausewitz e degli insegnamenti dei condottieri vietnamiti che si erano opposti nel corso di duemila anni ad ogni tentativo di occupazione.
L'incontro con Ho Chi Minh, allora leader politico della guerra di liberazione, rientrato in patria dall'esilio parigino e da poco scarcerato, fu per lui fondamentale: «Sarà la lotta fra una tigre e un elefante» profetizzò Ho Chi Minh. Giap, che mai aveva messo piede in un'accademia militare, a chi metteva in discussione la sua scarsa preparazione bellica, rispondeva «è la lotta armata popolare la scuola migliore».
Nel 1992, emozionatissimo, incontrai per la prima volta il generale Giap, ormai in pensione. Ero con un troupe della Rai , e per il manifesto, e dovevamo farci raccontare tutto sulla battaglia di Dien Bien Phu. Ci accolse lui stesso nella sua modestissima villetta ad Hanoi, sottobraccio alla moglie. Dopo averci fatto accomodare in un bellissimo giardino da lui stesso curato, prima dell'intervista ci chiese di scattare una fotografia tutti insieme: mi spiegò che amava raccogliere le foto delle persone amiche che lo andavano a trovare. «Eravamo nel dicembre del 1953, le perdite nell'esercito francese iniziavano ad essere sensibili. I paracadutisti francesi occuparono la conca di Dien Bien Phu, proprio al confine con il Laos, dove fu costruita una base aerea di appoggio alle truppe di terra. La postazione, che poi si rivelò fatalmente una chiusa roccaforte poco difendibile, avrebbe dovuto essere la testa di ponte per rapide sortite all'interno del territorio nemico. Il 13 marzo 1954, cinquantamila uomini ai miei ordini iniziarono l'assedio a Dien Bien Phu, coronando una paziente manovra durata sette anni. Avevamo creato le condizioni di una battaglia decisiva su un teatro operativo scelto e preparato da noi. Dopo 55 giorni di combattimento, la base cadde nelle mani delle forze vietnamite». Era il 7 maggio del 1954, gli accordi di Ginevra spaccarono in due il Paese.
Non poteva esserci pace senza riunificare il Vietnam. L'8 marzo 1965 i primi 3.500 marine sbarcarono nel porto di Da Nang, avviando una rapidissima escalation militare americana. La disparità tra i due eserciti era netta. Giap escogitò la costruzione di minuscoli nascondigli sotterranei; per limitare i bombardamenti aerei ordinò ai soldati di mantenere sempre un contatto con il nemico e di allontanarsi soltanto quando fosse strettamente necessario. Per aggirare e confondere il nemico e per rifornirsi di armi e vettovaglie si pianificarono sconfinamenti in Cambogia e in Laos attraverso la «pista di Ho Chi Minh».
Poco prima dell'offensiva del Tet, all'inizio del 1968, Giap dichiarò al quotidiano francese Le Monde che se dopo così tanti mesi di scontri l'esercito statunitense, che aveva raggiunto le cinquecentomila unità, non aveva ancora avuto il sopravvento, allora non avrebbe mai potuto domare la resistenza del popolo vietnamita. "Gli Stati Uniti fanno la guerra con l'aritmetica. Interrogano i loro computer, fanno somme e sottrazioni e su quelle agiscono. Ma qui l'aritmetica non è valida: se lo fosse, ci avrebbero già sterminato". Il 30 aprile del 1975 le truppe del Generale Giap entrarono a Saigon cacciando gli americani e il loro fantoccio Thieu.
Da anni Giap non è più all'attenzione della nuova nomenclatura vietnamita, ma continua la sua battaglia, perfino ecologica, per ricordare alle nuove generazioni che la storia di un paese non deve essere dimenticata.
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