8.11.16

San Leone Magno. Una “ripoesia” di Enrico Sciamanna

Tra le ripoesie che mi ha mandato qualche anno fa Enrico Sciamanna spicca per originalità il testo che segue. Di solito in siffatti esperimenti si usa sostituire nel dettato di una poesia celebre le espressioni o i singoli vocaboli con altri che ne ribaltino in qualche modo il senso (T'amo, pio bove diviene T'odio, empia vacca); qui il criterio che governa l'agire non è l'opposizione ma la contiguità semantica, la sostituzione dei vocaboli con sinonimi o espressioni che ne spostino di poco il significato. Così per esempio qui al posto dei pensieri ci sono i sogni, al posto della nebbia le brume e in luogo del nero non v'è il bianco, ma quel rosso che al nero s'accosta nei colori del Milan e dell'anarchia cari a Sciamanna come a me. Non ritengo opportuno indicare il testo base utilizzato, riconoscibilissimo. Il titolo alla ripoesia non l'ha dato Enrico, ma l'ho appioppato io. (S.L.L.)

La bruma sui caprili
inumidendo ascende
e il vento che li fende
fa il lago spumeggiar.

Poggia sui tronchi in fiamme
la griglia crepitando
sta il pescator cantando
al balcone a guardar

in mezzo a rosse nuvole
volatili incolori:
sogni cacciati fuori
al tramonto partir.

Per le strade paesane
col fermentar dei mosti
gli acri vapor son lesti
lo spirto a rinfrancar.

(G. Spinetti)

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