Lavinio, estate 1950. Enrico Berlinguer al campeggio delle ragazze comuniste. |
Organizzando la Fgci voi avete lavorato e lottato anche per creare una nuova situazione morale fra i giovani e le ragazze napoletani, per suscitare in essi sentimenti nuovi, un costume nuovo di vita… Vi sono dei giovani comunisti i quali sono pronti a proclamare la parola d’ordine della emancipazione della donna, ad affermare che la posizione sociale della donna deve essere uguale a quella dell’uomo, ma poi, in pratica, questi giovani si comportano nei confronti della propria ragazza come se questa fosse un essere inferiore a loro e come tale la considerano e la trattano. Voi avete lottato e lottate contro tutta una concezione morale che è quella che le classi dirigenti e i preti cercano di inculcare nelle giovani quando le invitano a rassegnarsi allo stato in cui vivono.
Noi comunisti non siamo dei “moralisti”. “Moralista” è colui che sostiene, come sostengono per esempio certi filosofi idealisti, come dicono gli esponenti della Chiesa e delle organizzazioni cattoliche, che sia sufficiente predicare certi principi – la bontà, la fratellanza, l’amore per il prossimo – per ottenere che l’uomo divenga migliore e la società umana più giusta.
Ecco perché l’atteggiamento dei giovani comunisti e delle giovani comuniste di fronte ai problemi dell’amore è un atteggiamento serio, cosciente, onesto. Noi non vogliamo educare dei monaci; vogliamo che i giovani godano tutte le bellezze della vita, e tra queste l’amore nella sua pienezza. Non saremmo rivoluzionari se non apprezzassimo la vita, se, come i monaci, pensassimo che la terra è una valle di lacrime, che siamo nati per soffrire. Se valle di lacrime è oggi per tanti la vita, noi sappiamo – e per questo lottiamo – che la terra può diventare una valle non più di lacrime, ma di gioie, di fiori, di sorrisi per tutti. E siamo comunisti proprio per questo, perché combattiamo affinché tutti possano godere le gioie della vita e, fra di esse, le gioie dell’amore.
Da una conversazione tenuta a Napoli da Enrico Berlinguer con le ragazze comuniste il 23 dicembre 1955, pubblicata da “La stampa moderna”, Roma, 1956.
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