“La Repubblica” di oggi dando conto della sentenza contro il cosidetto "bacio gay" al Colosseo, dà molto spazio, oltre che alla notizia, alle prese di posizione dei movimenti degli omosessuali e alle dichiarazioni degli avvocati difensori.
Altri giornali (“La Stampa”, per esempio) se la cavano con una breve e sembrano dare credito alla sentenza e alla relazione dei carabinieri denuncianti che negano essersi trattato di un innocente bacio (“Facevano ben altro”). L’avvocato difensore dichiara tuttavia di “non capire la sentenza” e un tal Marrazzo (non quello, un altro), portavoce del Gay center, è più esplicito; pretende che venga portato in dibattimento il materiale registrato dalle telecamere posizionate al Colosseo, utile a dimostrare l’innocenza dei due trentenni, Michele e Roberto, ieri condannati a 2 mesi (convertiti in una multa da 2.280 euro).
Ma, secondo il Marrazzo, anche senza quelle riprese, sarebbe provata l’impossibilità per i due di sollazzarsi con il sesso orale nei pressi della storica arena. "Uno dei condannati, – spiega – proprio quello giusto, era nell'impossibilità per ragioni fisiche, dovute a un intervento chirurgico, di compiere atti sessuali in luogo pubblico”. E, desumiamo noi, anche in un luogo privato.
Per dirla fuor di perifrasi “s’era rotto il cazzo”.
Scommettiamo che dopo l’ingiusta multa se l’è rotto ancora di più.
Nessun commento:
Posta un commento