Nel corso del 2010, sull’ultima pagina del quotidiano “La Stampa”, Carlo Fruttero e Massimo Gramellini, in vista del 150° anniversario, hanno pubblicato a puntate una ironica rievocazione delle vicende dell’Italia unita sotto il titolo Storia d’Italia in 150 date. Nella ventinovesima puntata del 4 agosto 2010, sotto il titolo 20 settembre 1918. Da imbroglione a santo si racconta con un tocco leggero d’ironia, a mio avviso molto gradevole, la parabola di padre Pio da Pietralcina. La ripropongo qui, corredando il post con un paio di foto del celebre frate, una con Fausto Coppi (1959) che solo un anno dopo morì di malaria in Africa, l'altra con Aldo Moro (1966) che nel 1978 verrà sequestrato e ucciso dalle Brigate rosse. (S.L.L.)
20 settembre 1918. Da imbroglione a santo
Mentre prega nella chiesa del suo convento a San Giovanni Rotondo, un frate cappuccino si sente invadere da un indicibile senso di felicità. Ma un attimo dopo è a terra e un dolore fortissimo alle mani, ai piedi e al costato, lo trafigge. Si trascina fino alla sua cella, lasciando dietro di sé una striscia di sangue. Si fascia le mani e i piedi, tampona alla meglio la ferita al petto, ma ai confratelli e ai fedeli non può nascondere del tutto il fenomeno. Scrive al suo superiore che accorre a constatare le ferite. Appare così sulla scena del mondo Padre Pio da Pietrelcina, umile fraticello prima, poi Beato, poi Santo. Chi dei cappuccini si è fatto un'idea dai Promessi Sposi, dovrà dimenticare la grande figura di Fra Cristoforo, omicida pentito, ma rimasto uomo d'azione. Questo frate pugliese è tutt'altra cosa: è un mistico, ha avuto la visione di un misterioso personaggio che gli infliggeva le ferite che continuano a non cicatrizzarsi, gettano sangue, gli provocano dolori intollerabili. Sono le stigmate di Cristo che già hanno segnato nei secoli nobili figure come San Francesco e Santa Teresa d'Avila e, in piena epoca giansenista, Gesù stesso è apparso alla francese Maria Alacoque, per esortarla a celebrare la festa del suo corpo martoriato, il Corpus Domini. La notizia non può restare segreta e in breve una folla crescente di fedeli si stringe attorno al frate, assiste alle sue celebrazioni della messa e chiede di essere confessata da lui. Un gruppo di giovani donne si forma attorno al religioso che ne diventa il padre spirituale, ma la Chiesa procede con molta cautela. Il Sant'Uffizio manda diversi ispettori a controllare le stigmate e tra questi c'è Padre Gemelli, illustre genetista che Padre Pio rifiuta di ricevere. «Psicopatico, autolesionista e imbroglione», scriverà lo scienziato nel suo rapporto. E la condanna peserà poi sempre sul frate, che è visitato e venerato da milioni di fedeli d'ogni Paese e ceto sociale, dai principi ai contadini, ma che è anche oggetto di campagne calunniose: commercio delle sue pezzuoline imbrattate di sangue di gallina, peccaminosi contatti con le sue Figlie Spirituali, uso di unguenti e profumi griffati. La Chiesa gli toglie la facoltà di dir messa in pubblico e di confessare, riducendolo quasi in stato di prigionia, ma numerosi sono i suoi difensori e dopo anni di dispute più o meno segrete, il frate riacquista la sua dignità. Finché, sulla base di centinaia di testimonianze, i «miracoli» vengono riconosciuti: dal profumo di violetta e gelsomino che si espande dal suo corpo ai cosiddetti «viaggi in bilocazione», ossia il dono dell'ubiquità. Muore nel 1968. Là dove ricevette le stigmate sorge oggi la chiesa di San Pio. Chissà se gli piacerebbe: sembra uno stadio.
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