18.5.11

Il telefonino, una meraviglia (di Giorgio Manganelli)

Giorgio Manganelli
Il 18 dicembre 2008 “Il Messaggero” pubblicava un inserto per ricordare i propri 130 anni di vita, che conteneva alcuni brevi articoli (o stralci d’articolo) di penne illustri. 
E’ da lì che ho recuperato questo Manganelli d’annata, che gioca sugli errori telefonici connessi alla internazionalizzazione delle reti e alla diffusione dei cellulari. 
Quale annata? Non c’è indicazione precisa, ma Gorbaciov doveva essere ancora saldamente in sella. Tra l’85 e l’87, direi. (S.L.L.)


Leggo che vi è un gran cruccio, estrema ambascia per l’imminente offerta sul mercato di un ritrovato destinato a rendere estremamente agevoli i messaggi tra gli esseri umani, in qualunque luogo si trovino; si tratta di un telefono in tasca, verosimilmente esente da fili, con il quale si può telefonare e ricevere telefonate dovunque in qualsiasi momento.
Il telefono starà in tasca, e basterà fare il numero desiderato, che potrà anche essere di altro telefono da tasca; allo stesso modo chiunque potrà venire squillato a qualsiasi ora, dovunque si trovi e in qualsivoglia circostanza.
Il cruccio, l’ambascia, naturalmente si riferiscono alla minacciata privacy; si afferma, non senza ragione, che la vita privata ne sarebbe offesa, invasa, minacciata.
Quello che pregusto è il ventaglio di possibilità che si apriranno ai telefoni nazionali, quando saranno inseriti nella rete planetaria delle telecomunicazioni. (…) Già mi vedo Gorbaciov che, nel cuore del dibattito del Comitato Centrale, si ferma per rispondere al telefono, ascolta, lo depone e con la calma dei forti: “E’ il solito Manganelli che cerca il vinaio”. Non troverò una lavanderia al posto dell’amico Edmondo, ma il tempio d’oro di Amritsar nel Punjab, e sono certo che, quando mi troverò dal mio barbiere, affidato alle mani esperte del tecnico dei baffi, mi toccherà eludere con una punta di fastidio l’ennesima telefonata del Dalai Lama ansioso di parlare al capo monaco di un eremo himalayano.



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