Rafael Alberti, Colores |
Non solo letterato e poeta, Rafael Alberti in realtà ha esordito come pittore nell'ambito delle avanguardie europee, mixando linguaggi diversi, quali cubismo, astrattismo e surrealismo. E come scrittore - una svolta precoce nella sua vita, l'anno spartiacque è il 1923 - non ha mai dimenticato l'altra sua anima «cromatica». Tanto da dedicare alla pittura stessa (era il '45) una raccolta di poemi: tre per i materiali, sei per i colori, nove per le tecniche e 29 per gli artisti da Giotto a Picasso (con cui ebbe un'amicizia strettissima, nel 70 comporrà per lui Gli otto nomi di Picasso). A studiare l'arte, Alberti aveva cominciato nel '17, quando con la famiglia si era trasferito a Madrid e già nel '22 aveva esposto i suoi lavori - in bilico tra composizioni ordinate e sfaccettatura surreal-cubista - all'Atheneum di Madrid. Poi il suo nome finisce al fianco di Gris, Dalì, Bunuel, Lorca: un'arena politica che combatteva con le idee i barbarismi correnti. Nel '39, quando si «esilierà» in Argentina, la pittura tornerà in prima linea come unica fonte di sostentamento. Un'arte particolare la sua, che intrecciava disegno e scrittura in una serie di «liricografie». E quello stile ebbe grande influenza sulle nuove generazioni di artisti argentini. Più tardi, nella sua Noche de guerra en el Museo del Prado ('56), il museo per antonomasia si trasformerà in un simbolo dell'innocenza e della cultura da contrapporsi all'inciviltà della guerra.
“il manifesto”, venerdì 29 ottobre 1999
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